La cena tra Theresa May e Jean-Claude Juncker deve esser andata di traverso a entrambi. Non sappiamo quale portata sia risultata più indigesta, ma il menu era poco appetitoso per tutti e due, dall’unione doganale allo status speciale per i cittadini Ue. Per finire, nessuno aveva intenzione di pagare il conto: 60 miliardi circa, quelli richiesti dal presidente della Commissione alla premier britannica, come saldo per la fuoriuscita dall’Unione.

Certo, è solo una ricostruzione del Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), quotidiano ben informato sulle questioni europee, ma sembra che Juncker abbia definito la cena «un disastro», e sia «dieci volte più scettico» rispetto a prima «su una soluzione positiva dei negoziato con il Regno Unito». L’indiscrezione, ripresa poi dal Financial Times e dal Guardian, sembrerebbe confermare che Londra e Bruxelles, alla vigilia delle negoziazioni per la fuoriuscita del Regno Unito dall’Ue, sono molto distanti: le difficoltà tra le parti intorno al tavolo delle trattative si sarebbero quindi spostate al tavolo del ristorante.

ELEZIONI IN GRAN BRETAGNA, LABOUR AL LAVORO PER EVITARE IL DISASTRO

La cena – Jean-Claude Juncker e Theresa May si sono incontrati mercoledì 26 aprile, in un colloquio di preparazione alle trattative formali sulla Brexit che inizieranno a breve. Alla cena erano presenti anche il negoziatore per l’Unione Europea, Michel Barnier, e altri alti funzionari dell’Ue e di Londra. Nelle 24 ore successive sono circolate dichiarazioni positive da entrambi gli staff: «Una riunione costruttiva». Secondo il Faz però, Juncker avrebbe definito la cena «un disastro», e altre smentite alle dichiarazioni ufficiali sarebbero arrivate dal suo entourage e da altre fonti diplomatiche – che però restano anonime.

Divergenze – Vere o no, le voci sulle difficoltà dei colloqui non stupiscono. Il negoziato tra Londra e Bruxelles serve a produrre un accordo che regoli i rapporti tra il Regno Unito e l’Unione dopo la Brexit. Ma come ha sottolineato Juncker, non è scontato che si riesca a concludere. Anzi, secondo l’ex presidente del Lussemburgo la possibilità di un fallimento delle trattative è superiore al 50 per cento. Forse è una strategia dei negoziatori europei, o forse sono davvero incolmabili le divergenze tra le due parti. Tra i primi nodi da sciogliere, prima ancora di iniziare le trattative, la definizione dello status dei cittadini europei residenti nel Regno Unito. May vorrebbe equipararlo a quello di qualsiasi altro straniero, riducendone i diritti garantiti oggi, trovando la ferma opposizione di Bruxelles. Secondo nodo, i rapporti commerciali. Juncker ha ricordato che per stipulare l’accordo con il Canada ci sono voluti dieci anni. È quindi scettico che si possa trovare una soluzione nei due anni fissati dall’art.50 dei Trattati europei. Ha poi escluso qualsiasi possibilità che il Regno Unito entri in qualche forma di unione doganale con l’Unione. Terzo nodo, il conto che i negoziatori europei hanno presentato al governo britannico: 60 miliardi circa, che secondo Bruxelles dovrebbero essere versati dal Regno Unito come contropartita per la propria uscita. Ma Londra non ha alcuna intenzione di pagare.

Le fonti – Dopo l’incontro, il presidente della Commissione avrebbe chiamato la cancelliera tedesca Angela Merkel per renderla partecipe del suo disappunto, spiegando che «la May vive in un’altra galassia e si sta facendo illusioni». I portavoce della Commissione e del governo britannico hanno negato la ricostruzione dei giornali, riportando l’attenzione sulle dichiarazioni ufficiali rilasciate dopo l’incontro.