Le truppe dell’Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva (Csto), l’alleanza militare di sei Paesi ex sovietici a guida russa, hanno completato la loro missione in Kazakistan e inizieranno a breve le operazioni di ritiro. L’annuncio del ministero della Difesa russa, riportato dall’agenzia di stampa Tass, arriva una settimana dopo l’intervento del corpo di pace nel Paese per sedare le proteste cominciate il 2 gennaio per l’aumento dei prezzi di carburante ed elettricità. Manifestazioni che il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha definito un «tentativo di colpo di Stato».

Pacificazione – «La missione delle forze di pace è stata completata con successo», ha detto Tokayev durante una riunione del Majilis (la camera bassa del parlamento kazako), precisando che il ritiro dei 2mila soldati del Csto avverrà nell’arco di dieci giorni. Il presidente aveva chiesto l’intervento del corpo militare guidato da Mosca per riprendere il controllo del Paese dopo le violente rivolte delle ultime settimane. L’Organizzazione, nata nel 2002, vincola gli Stati membri a intervenire nel caso di aggressione esterna, autorizzando a contromisure comuni. Per questo, Tokayev aveva tirato in ballo la possibilità di «infiltrazioni straniere», a supporto dei gruppi armati, con l’obiettivo di «sovvertire l’ordine costituzionale, distruggere le istituzioni governative e prendere il potere», motivazione con cui aveva convinto il Csto a inviare i suoi soldati nel Paese.

Un nuovo ordine – Nonostante gli oltre 2mila arresti e la dichiarata lotta al terrorismo nei territori kazaki, l’unico “vincitore” sembra essere Tokayev. In primis, per aver puntato il dito contro il suo predecessore Nazarbaev, che ha governato il Paese per trent’anni fino al 2019 ed è ancora considerato da molti il leader de facto del Paese. «Durante la sua presidenza si sono affermate aziende e personalità molto potenti, oligarchi, una classe di nuovi ricchi, che hanno danneggiato la concorrenza nel Paese: è giunto il momento di dare al popolo quel che gli spetta, aiutandolo in maniera sistematica», ha sottolineato Tokayev. Secondo voci, l’ex presidente, tanto influente da dare il suo nome anche alla capitale del Paese Nur-sultan, in kazako, “sultano di luce”, dopo essere stato destituito da capo del Consiglio di sicurezza nazionale sarebbe fuggito dal Kazakistan. Anche il rimpasto di governo, oggi capeggiato da Alihan Smailov, sembra aver voluto lanciare un segnale di discontinuità rispetto alla leadership precedente, soprattutto per l’estromissione di Karim Massimov, stretto collaboratore di Nazarbayev.