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«Contenere e sottomettere gli Stati Uniti, che sono il nostro arcinemico e il grande ostacolo che blocca il nostro sviluppo», con queste parole Kim Jong-Un promette di intensificare la difesa contro gli Stati Uniti in occasione del Congresso del Partito dei Lavoratori. Arrivato alla sua ottava edizione dal 1948, il meeting si era tenuto per l’ultima volta cinque anni fa. Nessun giornalista straniero è stato ammesso. Le uniche informazioni che circolano in rete sono quelle divulgate dalla Tv statale, corredate da immagini che rappresentano la massa di partecipanti senza mascherina. Il leader di Pyongyang per la prima volta in uniforme da generalissimo: giubba bianca con spalline, alamari dorati al colletto, greche sui polsi, fucile e binocolo sulla scrivania.

I rapporti con Trump – Il più volte proclamato dialogo tra il dittatore nord coreano e il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è finito in un nulla di fatto. Dopo aver chiamato l’attenzione del tycoon nel 2017 cercando di impressionarlo con test nucleari e missilistici, Kim aveva ottenuto ben tre vertici con il presidente statunitense uscente. Quest’ultimo si era spinto fino a mettere piede oltre la Joint security zone che separa le due Coree, per poi avere un colloquio di 50 minuti in territorio sudcoreano. Sono seguite promesse di accordi sul nucleare e l’invito alla Casa Bianca. Troppe le incomprensioni, culminate nel 2019 con l’abbandono del tavolo di Hanoi da parte di Trump, il cui obiettivo era quello di ammorbidire il dittatore facendolo rinunciare alla corsa per l’armamento nucleare.

Difesa – Che la dittatura asiatica investa molto nella difesa militare non è mai stato un segreto. Lo scorso ottobre, in occasione dei 75 anni del regime, il Maresciallo nordcoreano aveva fatto sfilare una testata intercontinentale così grossa che gli osservatori ne hanno colto una  minaccia indirizzata agli Stati Uniti. Nel corso del discorso al Congresso non ha escluso l’avvio di ulteriori test: nella sua lista dei desideri ci sono infatti nuovi razzi, un sottomarino lanciamissili, testate nucleari tattiche, satelliti-spia e droni.

Difficoltà economiche – Nonostante lo sfarzo militare, la Corea del Nord non sembra navigare in acque tranquille. Durante il lungo discorso al Congresso, Kim si è cimentato in un’inedita autocritica del piano quinquennale di sviluppo economico, ammettendo che ha «dato pessimi risultati in quasi tutti i settori». A causa delle sanzioni imposte dall’Onu, l’80 per cento degli scambi commerciali con la Cina è stato cancellato nel corso del 2020. Se a questo quadro sommiamo le chiusure imposte dall’emergenza sanitaria, il risultato è un’economia senza sbocchi. Per tirare su gli animi, il Maresciallo ha detto di ambire all’autosufficienza economica del Paese promettendo di costruire 50 mila abitazioni nella capitale Pyongyang e altre 25 mila nella zona mineraria di Komkok, oltre alla modernizzazione delle ferrovie.

Biden – Mancano pochi giorni al 20 gennaio, data dell’insediamento ufficiale del Presidente eletto Joe Biden. Per ora lui e il suo staff hanno scelto un diplomatico silenzio, ma il futuro inquilino della Casa Bianca dovrà affrontare la questione della minaccia atomica rappresentata dalla Corea del Nord. Innanzitutto Biden sarà tenuto a fare i conti con l’eredità lasciata dal suo predecessore, incerta e piena di insidie. E poi l’embargo, in presenza del quale Kim non ha intenzione di congelare il suo programma atomico e tantomeno procedere con lo smantellamento dell’arsenale. I precedenti non fanno troppo ben sperare: durante un discorso per la campagna elettorale, Biden aveva definito «delinquente» il leader di Pyongyang ricevendo come risposta l’appellativo di «cane rabbioso».