Anche se si trovano nello stesso luogo, sembrano distanti anni luce il presidente israeliano Benjamin Netanyahu e il segretario di Stato americano Antony Blinken. Con le rispettive delegazioni si stanno incontrando nuovamente al Cairo insieme ad alcuni rappresentanti di Hamas. L’obiettivo è raggiungere un accordo, ma l’intesa è più difficile che mai dopo le parole di Netanyahu, che il 7 febbraio ha respinto la proposta di una tregua. La bozza garantiva la liberazione di tutti gli ostaggi in cambio del ritiro delle truppe israeliane dai territori palestinesi. Più difficile diventa così il compito degli Usa, per cui è fondamentale arrivare a un accordo.

La posizione di Israele – «Non cederemo alle richieste di Hamas fino a che non avremo ottenuto la vittoria totale», ha dichiarato il premier israeliano. In una conferenza stampa dopo i colloqui con Blinken, Netanyahu ha definito «deliranti» le condizioni poste da Hamas, e ha dichiarato che «arrendersi» ad esse potrebbe portare a «un altro massacro per Israele». La strategia del premier israeliano è quella di sconfiggere definitivamente gli avversari e trattare in un secondo momento. A contrastare la posizione del primo ministro è gran parte dell’opinione pubblica israeliana. Sono 240 gli ostaggi presi da Hamas nell’attacco del 7 ottobre scorso: circa la metà è stato liberato grazie agli accordi di tregua, ma gli altri sono ancora detenuti nella Striscia. Proprio i familiari degli ostaggi continuano a fare pressioni sul primo ministro e sul governo per un cessate il fuoco che permetta loro di rivedere i loro cari.

Il ruolo degli Usa – A queste condizioni diventa sempre più difficile il ruolo degli Stati Uniti, alleati di Israele che però vorrebbero porre fine alla guerra il prima possibile. Per gli americani è fondamentale avere il sostegno dei Paesi arabi in questo senso: gli unici che possono intervenire sulle richieste di Hamas. Una risoluzione della guerra in Medioriente è fondamentale per gli Stati Uniti non solo per mantenere gli equilibri geopolitici con gli alleati, ma anche per ragioni interne. Il 5 novembre 2024 si terranno le elezioni presidenziali e il costo del conflitto israelo-palestinese, in termini di risorse e vittime civili, pesa già sul consenso nei confronti di Joe Biden. Per questo motivo il Segretario di Stato americano ha ribadito la necessita di un accordo. La determinazione di Blinken è emersa anche dai toni duri usati nel punto stampa dopo le parole di Netanyahu: «Gli israeliani sono stati disumanizzati nel modo più orribile il 7 ottobre – ha detto – ma questa non può essere una licenza per disumanizzare gli altri».