Alle elezioni in Romania del prossimo 4 maggio Càlin Georgescu non ci sarà. Dopo che la commissione elettorale aveva respinto la sua candidatura, anche la Corte costituzionale del paese ha confermato l’esclusione del candidato di destra filo-russo alle prossime presidenziali. Georgescu, che al primo turno delle elezioni di novembre 2024 era stato il candidato più votato con il 31% delle preferenze, è stato arrestato il 26 febbraio per sei capi d’accusa tra cui istigazione ad azioni contro l’ordine costituzionale, riciclaggio e collaborazione con servizi segreti stranieri. Dopo un interrogatopri di cinque ore, Georgescu è stata rilasciato mentre davanti alla sede della commissione, a Bucarest, migliaia di manifestanti hanno espresso il loro dissenso con lanci di oggetti e atti vandalici. Gli scontri con le forze dell’ordine hanno portato a numerosi arresti e disordini, a conferma del caos politico che il paese sta attraversando.

Calin Georgescu in un’immagine di archivio

Elezioni e arresto – Tutto è cominciato con il responso delle urne di novembre: a sorpresa Georgescu, uno sconosciuto ingegnere 45enne ultranazionalista su posizioni filorusse, xenofobe e razziste, aveva superato Elena Lasconi, del partito liberale di centrodestra Unione Salva Romania (USR) e Marcel Ciolacu, ex primo ministro e leader filoeuropeo del Partito socialdemocratico (PSD), era rimasto fuori dalla corsa. Forse il sostegno a Georgescu è stato il frutto di una campagna low-cost basata su comizi improvvisati e contenuti virali sui social media, in particolare su Tik Tok, dove criticava l’Unione Europea e apriva alla Russia sulla questione della guerra in Ucraina. Forse, invece, la percentuale ottenuta alle urne dal candidato è stata il risultato di sabotaggi e infiltrazioni: analisi successive al voto hanno rivelato come l’algoritmo di TikTok avesse favorito in modo anomalo i contenuti pro-Georgescu, con picchi anomali di visualizzazioni nei tre giorni precedenti alle elezioni. Il 17 dicembre 2024 i giudici costituzionali hanno quindi invalidato il primo turno elettorale, emanando una sentenza sulla base dell’articolo 146 della Costituzione, che vieta ingerenze straniere. Nello stesso momento, il Dipartimento investigativo sulla criminalità informatica (DIICOT) aveva aperto un’indagine per finanziamento illecito, focalizzandosi su transazioni sospette verso società offshore legate alla campagna di Georgescu. Le varie accuse hanno portato i sostenitori di Georgescu a scendere in piazza, in particolare il 20 dicembre quando la folla ha toccato il numero di 25 mila partecipanti.

Arresto – Il 26 febbraio, mentre andava a depositare la candidatura per le nuove elezioni, Georgescu è stato bloccato dalle forze dell’ordine e arrestato. In Procura ha affrontato cinque ore di interrogatorio mentre nell’auto gli inquirenti hanno trovato mappe tattiche di Bucarest con obiettivi sensibili cerchiati in rosso. Marian Cozma, ex-direttore della campagna elettorale dell’arrestato, all’emittente televisiva Pro TV ha sferrato il colpo più duro a Georgescu, ammettendo di aver ricevuto ordini da «consiglieri russi via Signal». La sua estromissione definitiva ha rappresentato un duro colpo per l’estrema destra, in particolare per l’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), partito che l’ha sostenuto alle recenti elezioni. Per l’Aur ora è necessario individuare un nuovo candidato ultranazionalista, che possa vertere sul sentimento di malcontento successivo all’esclusione di Georgescu. Tra i nomi che circolano negli ambienti dell’estrema destra, si parla di George Simion, attuale leader dell’AUR, e Claudiu Tarziu. Dall’estero, la Russia ha espresso il proprio sostegno a Georgescu, definendo la sua esclusione una violazione delle norme democratiche e mettendo in dubbio la legittimità delle future elezioni. Stessa posizione di Elon Musk e JD Vance, che hanno difeso e appoggiato il leader romeno. Dall’Europa si cerca di mantenere una distanza nel commentare le vicende mentre il leader della Lega Matteo Salvini ha parlato di «eurogolpe in stile sovietico».