«Ciao Don, abbiamo saputo dei tuoi problemi: ci dispiace». Sembra il messaggio a un amico che non si sente da un po’. Forse lo sono davvero, amici. E il procuratore speciale Robert Mueller, impegnato sul caso Russiagate, dovrà indagare anche su questo. Perché quel “Don” è Donald Trump Jr, figlio del presidente americano Donald Trump. E il messaggio gli è stato inviato da Wikileaks, l’organizzazione di Julian Assange, nemico giurato degli Usa che lo vorrebbero processare per spionaggio, dopo la diffusione nel 2010 centinaia di migliaia di documenti diplomatici confidenziali.
Here is the entire chain of messages with @wikileaks (with my whopping 3 responses) which one of the congressional committees has chosen to selectively leak. How ironic! 1/3 pic.twitter.com/SiwTqWtykA
— Donald Trump Jr. (@DonaldJTrumpJr) 14 novembre 2017
Twitter – A pubblicare lo scambio privato avvenuto su Twitter è lo stesso Trump jr sul social network, dopo le rivelazioni della rivista americana The Atlantic. A poche settimane dalle elezioni presidenziali vinte dal padre, tra il 20 settembre e il 12 ottobre 2016, l’account di Wikileaks ha inviato dei messaggi a Trump jr, che ha risposto tre volte: consigli di lettura, richieste di informazioni e commenti. Wikileaks ha poi continuato a scrivere al figlio del presidente, che almeno in un paio di occasioni avrebbe agito di conseguenza, come segnalano i media statunitensi. La chat sarebbe proseguita fino a luglio 2017.
For those who have the time to read about all the corruption and hypocrisy all the @wikileaks emails are right here: https://t.co/SGcEeM9rCS
— Donald Trump Jr. (@DonaldJTrumpJr) 14 ottobre 2016
La richiesta – «Hey Donald», comincia così un messaggio inviato dall’account di Wikileaks il 12 ottobre, «ci fa molto piacere vedere che tu e tuo padre stiate parlando delle nostre pubblicazioni. Ti suggeriamo di far twittare a tuo papà il link al nostro database». Detto, fatto: Trump jr non risponde, ma il 14 è lui stesso a scrivere un tweet, come consigliatogli due giorni prima.
2/3 pic.twitter.com/b1B9PBGl5t
— Donald Trump Jr. (@DonaldJTrumpJr) 14 novembre 2017
L’offerta – In un lungo messaggio privato dell’11 luglio 2017, Wikileaks si offre di aiutare Trump jr: «Ci dispiace per i tuoi problemi, abbiamo un’idea che ti potrebbe essere d’aiuto». D’aiuto a cosa? Quel giorno il figlio del presidente fu costretto da un’altra rivelazione, quella volta del New York Times, a pubblicare le email scambiate con un ex collaboratore del padre durante la campagna elettorale. «I love it!», la risposta a Rob Goldstone, uomo dello staff del candidato repubblicano, che gli comunicava di aver preso contatti con un’avvocatessa russa vicino al Cremlino, in possesso di documenti riservati che avrebbero danneggiato Hillary Clinton, sfidante del padre alle elezioni del 2016.
3/3 pic.twitter.com/5FdeNrbg02
— Donald Trump Jr. (@DonaldJTrumpJr) 14 novembre 2017
La proposta – «Hey Don, abbiamo un’idea insolita». È il 21 ottobre 2016, mancano due settimane al voto, e Trump “senior” è sotto attacco perché non vuole divulgare la sua dichiarazione dei redditi. Wikileaks offre una via d’uscita: «Inviatecela anonimamente, la pubblicheremo noi». E poi elenca i vantaggi per la campagna elettorale del padre: «Ormai il danno è stato fatto, il New York Times ha già fatto uscire qualcosa, e potrebbero esserci altre rivelazioni: se invece la pubblicassimo noi, aumenterebbe la credibilità del nostro lavoro, e quindi di tutto ciò che abbiamo già diffuso su Hillary Clinton».