«Razzista, bugiardo, imbroglione». È un attacco durissimo quello che Michael Cohen, ex avvocato di Donald Trump, sferra al presidente Usa nella notte tra mercoledì 27 febbraio e giovedì durante la sua testimonianza davanti ai membri della commissione vigilanza della Camera del Congresso americano. Tanto più sapendo che stavolta si tratta di una testimonianza pubblica con milioni di persone incollate alla tv per seguirla in diretta. Uno show al vetriolo pieno di dichiarazioni, ricordi imbarazzanti, accuse e prove rivolte al tycoon che, in quel momento, è al summit vietnamita con il leader nord coreano Kim Jong-un ad Hanoi, conclusosi anticipatamente senza un accordo sulla denuclearizzazione della penisola.

Le accuse – «Razzista, bugiardo, imbroglione» e uomo senza scrupoli sono le parole che Cohen usa per dipingere l’immagine del suo ex datore di lavoro. Un fiume in piena che non vuole risolvere il suo stato di condanna (già previsto a 3 anni per falso e frode) ma un tentativo di clemenza e una richiesta di comprensione da parte degli americani. Dopo la descrizione dettagliata delle malefatte di Trump il mea culpa dell’avvocato, in un moto di altruismo, è stato quello di poter rendere giustizia al popolo americano.

Minacce e WikiLeaks – Sesso, tradimenti e razzismo i piatti forti del menù raccontato da Cohen. Partendo da un memoriale che narra degli ultimi 10 anni passati insieme a Trump, Mr. Wolf (il “risolvi problemi”) ha detto chiaramente che il presidente si è candidato alla Casa Bianca non per spirito patriottico ma per arricchire il suo brand personale. E sì, Donald Trump era a conoscenza delle “scottanti” mail dei democratici pubblicate da Julian Assange su WikiLeaks che avrebbero danneggiato la campagna elettorale di Hillary Clinton. «Mi disse che i neri non avrebbero mai votato per lui perché erano troppo stupidi», rincara Cohen. Ma all’appello ci sono anche le “marachelle” del taycoon: dall’ordine rivolto a Cohen di minacciare le scuole e le Università frequentate dal giovane Donald per non diffondere i suoi voti alla ricerca di un finto acquirente che avrebbe acquistato – per la cifra più alta dell’asta di beneficenza negli Hamptons, 60 mila dollari –  un suo ritratto, per poi ri-acquistarlo come Trump Foundation e tenerselo per sé. Sarebbero più di 500 le volte in cui il presidente avrebbe chiesto al suo “avvocato tutto fare” di minacciare qualcuno.

Il caso Stormy Daniels e la Trump Tower di Mosca – Cohen ha anche mostrato ai rappresentanti della Consiglio la copia del bonifico di 130mila dollari destinato a signora Stephanie Clifford, meglio nota come la pornostar Stormy Daniels, che avrebbe avuto una relazione con Donald Trump nel 2006. Oltre a questo, un’altra prova fisica: un assegno di 35mila dollari per Michael Cohen come risarcimento dei soldi anticipati dal fidato ex avvocato per pagare il silenzio di donne in varie relazioni extra-coniugali intrattenute dal Presidente, datato luglio 2017. Questo sarebbe uno degli 11 assegni firmati da Trump, sempre con lo stesso scopo. Bugie anche sulle trattative imprenditoriali rivolte alla costruzione di una Trump Tower a Mosca, in cui sarebbe coinvolto anche Don Jr, figlio del presidente. Secondo le ultime dichiarazioni di Trump, la mancata collusione degli affari con la Russia sarebbe l’unico punto su cui Cohen non ha mentito.

I difensori – I repubblicani non hanno accettato di buon grado le accuse rivolte al loro presidente. Mark Meadows, rappresentante alla Camera del North Carolina, e Jim Jordan, rappresentante dell’Ohio, hanno messo in dubbio la credibilità di Cohen, mentre il rappresentante dell’Arizona Paul Gozar l’ha definito un “bugiardo patologico”, come riporta il New York Times. L’ex legale ha replicato con un consiglio: «State facendo la stessa cosa che io ho fatto per 10 anni: proteggere Mr. Trump».

Mentre Donald Trump non ha perso l’occasione per commentare le gesta di Cohen, definendolo con un tweet: «crooked lawyer», disonesto. “Crooked” è tra i termini ricorrenti utilizzati dal presidente nei confronti dei suoi avversari, usato spesso in passato nei confronti di Hillary Clinton.

Il futuro di Cohen – Il discorso di Cohen al Consiglio sembra la doccia fredda dopo una sindrome di Stoccolma per il suo grande capo durata dieci anni. L’avvocato, 52 anni e figlio di un sopravvissuto dell’Olocausto, ha detto di essere stato travolto dal successo imprenditoriale e dall’icona miliardaria che è Trump. «Stargli vicino ti dava alla testa – ha dichiarato – era intossicante. Ti sembrava di fare parte di qualcosa di grande». La disillusione di Cohen è ora anche condita dalla preoccupazione per la sua famiglia: «Ho chiesto a questa commissione di garantire che la mia famiglia sia protetta dalle minacce presidenziali», ha detto durante la sua audizione al Congresso. La sua speranza è quella quella di ottenere clemenza per la sua pena, che dovrà scontare fra due mesi. Nel frattempo, Cohen lascia dei sospetti su altri atti illegali che coinvolgono il presidente ma che non possono essere svelati ora poiché fanno parte di altre indagini che sta svolgendo il procuratore Robert Mueller nell’ambito del Russiagate.