È arrivato nella tarda serata del 2 aprile l’annuncio delle forze militari russe, poi smentito dagli uomini di Zelensky, di aver conquistato Bakhmut. La dichiarazione è seguita alla notizia di un piano in dodici punti per liberare la Crimea dal dominio russo, diffusa dal capo del Consiglio nazionale per la sicurezza dell’Ucraina.
La battaglia per Bakhmut – «Dal punto vista legale, Bakhmut è presa». Così Evgenij Prigozhin, fondatore e capo del gruppo militare Wagner, ha annunciato in un video che è stata issata la bandiera russa sul municipio della città. Sullo stendardo, secondo quanto riportato dallo stesso Prigozhin via Telegram, sventola la scritta «In memoria di Vladlen Tatarskij». Tatarskij, corrispondente militare russo, è stato vittima ieri, 2 aprile, di un attentato avvenuto in un locale di San Pietroburgo. A portare nel caffè la scatola con l’esplosivo che ne ha causato la morte sarebbe stata una ventiseienne di residenza russa, Darya Trepova, fermata questa mattina dai servizi di sicurezza russi. La replica ucraina non si è fatta attendere: «Il nemico non ha interrotto il suo assalto a Bakhmut. Tuttavia, i difensori ucraini difendono coraggiosamente la città, respingendo numerosi attacchi nemici», ha scritto lo Stato maggiore di Kiev in una nota, per smentire la dichiarazione di Prigozhin di aver conquistato la tanto contesa città del Donetsk.
Un piano per la Crimea – L’annuncio del capo della Wagner è arrivato dopo la dichiarazione di Oleksy Danilov, capo del Consiglio ucraino per la sicurezza nazionale, che ha sostenuto di avere pronto un piano in dodici punti per riprendersi la Crimea, occupata dai russi nel 2014.
Prima di tutto gli ucraini intendono abbattere il ponte strategico di Kerch, che collega la più grande penisola del Mar Nero alla Russia. Tutto ciò alla vigilia della controffensiva di primavera, annunciata già da diverso tempo. Danilov prevede anche, dopo la riconquista, l’ipotesi di sanzionare tutti i cittadini ucraini che hanno lavorato per l’amministrazione nominata dal Cremlino e di espellere tutti i russi che hanno stabilito la loro residenza in Crimea dopo il 2014. «Devono lasciare immediatamente la penisola entro il periodo che sarà specificato da Kyiv», ha affermato. Ai punti di valenza politica se ne aggiungono anche alcuni dal valore simbolico, come quello di voler rinominare Sebastopoli, che significa «città della gloria russa». «Forse si chiamerà Akhtiar», ma la decisione sarà rimessa al Parlamento di Kyiv.