Attacchi informatici a network governativi e privati, interferenze nelle campagne elettorali degli ultimi anni e presunte ricompense offerte ai militanti talebani per attaccare le truppe americane in Afghanistan. L’America accusa la Russia e annuncia nuove sanzioni economiche, tra cui il divieto di acquisto del debito pubblico russo da banche statunitensi. Attesa per oggi, 15 aprile, la presentazione del dossier americano contro il Cremlino, che intende prendere di mira anche dirigenti governativi e dell’intelligence.
La risposta americana – Già il mese scorso il presidente Joe Biden aveva promesso una risposta alle azioni ritenute ostili del Cremlino e già oggi dovrebbero essere presentate una serie di sanzioni che, come sottolinea il Nyt, sarebbero «di grande portata economica», le più severe – per il momento – della nuova presidenza. Lo riferiscono alcune fonti non ufficiali ma vicine all’amministrazione non solo al New York Times, ma anche ad altre testate come CNN e Bloomberg. Sono dieci i diplomatici russi che dovrebbero essere espulsi e trenta gli enti russi inseriti nella “blacklist” americana. Come riportato dal Wall Street Journal, con un nuovo ordine esecutivo verranno estese le misure già esistenti – e particolarmente gravose – che vietano gli investimenti delle banche statunitensi in titoli del debito pubblico russo.
SolarWinds – Secondo le fonti della CNN, poi riprese dai media internazionali, tra le principali cause che hanno portato ai nuovi provvedimenti americani contro il Cremlino ci sarebbe il cosiddetto cyberattacco SolarWinds del dicembre del 2020. La portata dell’attacco non è ancora stata definita ma, utilizzando il metodo della “supply chain” – quindi compromettendo i fornitori di servizi, tra cui anche l’azienda texana SolarWinds, piuttosto che i siti web ufficiali direttamente – sono state raggiunte e colpite società private e agenzie governative. Tra queste il Pentagono, il Dipartimento di Stato e quello per la Sicurezza nazionale, che utilizzavano alcuni software che si ritengono hackerati dai russi. Sul fronte dell’ingerenza di Mosca nelle elezioni americane, l’amministrazione Usa a metà marzo ha pubblicato un report dell’Intelligence in cui viene segnalato l’impegno da parte di Putin per danneggiare la candidatura di Biden, anche con operazioni segrete che coinvolgevano l’entourage del rivale, Donald Trump.
L’Afghanistan – Da alcuni rapporti della Cia riportati dal Nyt, è emerso che un’unità dell’intelligence russa ha segretamente offerto a militanti collegati ai Talebani taglie per attaccare e uccidere truppe americane oltre che della Nato, mentre venivano portate avanti le trattative per fermare i conflitti nel Paese. È di poche ore fa l’annuncio del presidente Biden del ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan entro 11 settembre.
Il caso Nyvalny e il rapporto con Putin – I rapporti Biden-Putin si fanno sempre più tesi. Già lo scorso marzo gli Stati Uniti avevano sanzionato, in accordo con i partner europei, sette alti funzionari di Mosca in seguito all’avvelenamento e all’incarcerazione dell’oppositore russo Alexei Navalny. Il presidente USA si era anche lasciato andare a un “I do”, rispondendo con un sì alla domanda “Pensi che Vladimir Putin sia un assassino?”, in un’intervista su Abc News. Il 13 aprile Joe Biden ha provato a riallacciare i rapporti, con una telefonata al suo “collega” russo. Condividendo la volontà di «proseguire il dialogo per la sicurezza globale», ha proposto un incontro nei prossimi mesi in un paese terzo – dalle prime ipotesi, sarebbe stata scelta la Finlandia – «per discutere l’intera gamma di problemi che devono affrontare Usa e Russia». Però, dopo l’annuncio delle nuove sanzioni inviate dagli Stati Uniti, è sfumata l’ipotesi di un summit in tempi brevi, come dichiarato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Petrov: «E’ impossibile organizzare un incontro bilaterale così presto, la questione è ancora in fase di analisi».