incendio uffici aler.

Non un atto vandalico qualunque. Ma vero e proprio terrorismo. In questa direzione va l’inchiesta della Procura di Milano sull’incendio della notte tra martedì 18 e mercoledì 19 novembre, nella sede Aler di via Inganni 64. In azione c’è il dipartimento anti-terrorismo guidato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. Che ha aperto un secondo fascicolo d’inchiesta, contro ignoti e con l’accusa proprio di terrorismo.

Erano entrati rompendo la finestra con un sasso. Poi si erano introdotti negli uffici dell’azienda, al primo piano della palazzina nella zona ovest di Milano. E avevano dato fuoco agli uffici, distruggendo scrivanie, computer e diversi faldoni.

Da subito l’incendio è sembrato doloso. E la conferma della polizia scientifica è arrivata grazie ai frammenti di bottiglie e alle tracce di liquido infiammabile trovati nelle stanze. Ancora da chiarire le modalità di innesco del rogo. Probabilmente, una bottiglia incendiaria.

Secondo la Procura, l’episodio va collegato alle violenze milanesi dei giorni precedenti, quelle per gli sgomberi di alcuni centri sociali e di case popolari occupate abusivamente. Non un episodio isolato, quindi, e per questo le indagini sono state affidate all’anti-terrorismo.

L’Aler, che gestisce l’edilizia popolare in Lombardia, da settimane è al centro di polemiche e contestazioni. A far discutere è l’assegnazione della strutture e la gestione degli sgomberi degli immobili occupati da immigrati e residenti non in graduatoria. Non si esclude che negli scontri fra polizia, manifestanti e comitati di cittadini, si siano infiltrati anarchici e antagonisti.

Carmela Adinolfi