benedetta arese lucini uber“Un commento? Un gesto del genere si commenta da solo. Ce ne dissociamo totalmente”. A parlare è Pietro, rappresentante taxi dell’Unione Artigiani Milano. Quel cartello di insulti appeso l’11 febbraio fuori dalla casa dell’amministratrice delegata di Uber Italia, Benedetta Arese Lucini, non è piaciuto a chi da tempo protesta contro la startup americana. Ma non è il primo gesto violento, opera di tassisti isolati, contro l’app che fa loro concorrenza: Uber offre un servizio di “noleggio con conducente”, a prezzi competitivi e prenotabile via app sullo smartphone.

“La protesta è giusta, ma le cose vanno affrontate dal punto di vista legale – continua Pietro – e per questo condanniamo le azioni isolate e violente che rischiano soltanto di danneggiare la nostra linea”. Intanto questa mattina, 12 febbraio, un corteo di auto bianche e gialle è partito da Linate e ha sfilato da Viale Forlanini a Palazzo Marino. In strada, striscioni anti-Uber, più di cento vetture e grida di “Basta prese in giro”. Le accuse ricadono sulla testa dell’assessore alla mobilità Pierfrancesco Maran, che non avrebbe fatto abbastanza per contrastare l’avanzata di Uber in città.

Ma i tassisti dell’Associazione milanese stanno preparando un’altra protesta. “Ma è troppo presto per parlarne”, dice Pietro. Che assicura: sarà qualcosa di corretto, non come il gesto che ha offeso Benedetta Arese Lucini. L’amministratrice delegata di Uber, raggiunta al telefono per un parere sull’accaduto, ha scelto – per ora – un diplomatico no comment.

Chiara Piotto