“La Milano calcistica sta tornando grande”. Una frase adoperata spesso negli ultimi anni. Quasi sempre a vuoto, enfatizzando percorsi fermi alle prime tappe, se non stagnanti. Inter e Milan sono ancora molto distanti dagli standard che avevano portato per oltre 20 anni Milano al centro della mappa europea del calcio. Eppure, il ritornello della loro rinascita è già una delle colonne sonore di quest’estate. L’avvento di Antonio Conte sulla panchina dell’Inter ha portato molto entusiasmo nell’ambiente nerazzurro. Anche il nuovo management del Milan, con al centro della direzione tecnica l’ex capitano Paolo Maldini, desta curiosità tra i tifosi rossoneri e gli addetti ai lavori. Enormi motivi di interesse che, uniti al blasone mai venuto meno, creano aspettative e pressioni sulle due squadre, nonostante negli ultimi otto anni abbiano messo assieme un solo trofeo (la Supercoppa Italiana vinta dal Milan nel 2016). Potrebbe quindi essere questa l’estate decisiva per far realmente “tornare grande Milano”?

Beppe Marotta, arrivato a dicembre 2018, ha ricomposto la coppia con Conte che ha riportato la Juventus ai vertici in Italia

I pro dell’Inter – Tra le due rivali, è quella dal processo di ricostruzione più avviato. Nell’ultimo campionato ha ottenuto per la seconda volta consecutiva la qualificazione in Champions League, la competizione al mondo più importante per club, traguardo che al Milan manca invece dal 2014. Inoltre, aspetto per nulla secondario, la struttura societaria è sempre più salda. Il colosso cinese Suning, proprietario del club, ha condotto a maggio la società fuori dai vincoli del settlement agreement concordato con l’Uefa nel 2015. Una strategia economica, rientrante nel fair play finanziario, indispensabile per ridurre i passivi in bilancio delle società e condurle a un’opera di quasi esclusivo auto-sostentamento. Un regime rigido che ha impedito alla dirigenza di investire con piena libertà sul mercato. Ora la tendenza si sta invertendo: il contratto triennale da 9 milioni netti l’anno fatto firmare al tecnico Antonio Conte è la garanzia con cui il presidente Steven Zhang e l’amministratore delegato Giuseppe Marotta dimostrano la volontà di alzare l’asticella. Accolto con parziale scetticismo per il suo passato da bandiera della Juventus, le sue credenziali di allenatore vincente e in grado di risollevare contesti in difficoltà hanno galvanizzato la piazza. Emblematico il numero degli abbonamenti già esauriti in meno di una settimana: 40mila tessere rinnovate o vendute, il massimo disponibile per non sacrificare la vendita dei biglietti per le singole partite durante la stagione. Un boom che porterebbe la stima dei guadagni da stadio a circa 45 milioni, somma triplicata negli ultimi 5 anni, da aggiungere poi alle cifre derivanti da sponsor, diritti tv e obiettivi sportivi, tutte in costante ascesa. Segnali di un cammino in salute, l’unico percorribile in un periodo in cui ai club viene chiesto di non spendere molto più di quanto si ricavi.

Icardi esultava con la maglia dell’Inter. Una scena che potrebbe non rivedersi più

I contro dell’Inter – Ma per fare in modo che i successi del fatturato e sul campo procedano di pari passo, è indispensabile acquistare giocatori adeguati. I dirigenti hanno già completato le trattative per Diego Godin, esperto difensore e capitano dell’Uruguay, oltre che per i giovani Valentino Lazaro e Stefano Sensi. Per un ulteriore salto di qualità, i tifosi si aspettano profili più esaltanti. Si parla di Nicolò Barella, uno degli italiani più promettenti, e di Romelu Lukaku, affermato attaccante da 48 goal col Belgio, miglior marcatore della storia della Nazionale. Ma per passare ad atti concreti, la società ha bisogno di incassare cifre significative dai suoi giocatori in esubero. Mauro Icardi, dopo il caos scoppiato a campionato in corso, non è più gradito all’ambiente. Nonostante le oltre 100 reti con l’Inter, non piovono offerte per lui, probabilmente per l’ingombrante presenza della moglie-agente Wanda Nara, oggetto della discordia nella spaccatura dei mesi scorsi. La Juventus, rivale per eccellenza, sembra essere la squadra più interessata, ma l’Inter preferirebbe cederlo all’estero, opzione non gradita al centravanti. Una partita a scacchi indecifrabile tra le due parti, in cui l’Inter rischia di restare indietro nelle operazioni in entrata, non potendo disporre della liquidità necessaria per il grande colpo. Nel frattempo, l’8 luglio, Conte a Lugano inizierà il ritiro con una rosa incompleta, sia per le assenze dei giocatori impegnati in Coppa America e in Coppa d’Africa, che per la presenza di elementi da lui poco desiderati. Oltre a Icardi, anche Radja Nainggolan, arrivato un anno fa tra le fanfare, sembra fuori dal progetto tecnico per i suoi comportamenti fuori dal campo, decisamente sopra le righe. La squadra che inizierà tra pochi giorni gli allenamenti sarà molto diversa rispetto a quella che inizierà il campionato ad agosto. Almeno nella mente del tecnico. Mai la maniera migliore di approcciarsi alla nuova stagione, con un mercato che rischia di protrarsi a lungo e un allenatore che ambisce a incidere sin da subito sui suoi nuovi giocatori per puntare allo scudetto.

Paolo Maldini: da assistente di Leonardo a nuovo responsabile dell’area tecnica

I pro del Milan – Se per l’Inter è stata, e sarà, un’estate di cambiamenti, il Milan ha vissuto l’ennesimo stravolgimento degli ultimi anni. Quasi a sorpresa, sia l’allenatore Gennaro Gattuso che il direttore dell’area tecnica Leonardo hanno lasciato la squadra, in disaccordo con le strategie di Elliott, il fondo di investimento proprietario della società. Il presidente Paolo Scaroni e l’amministratore delegato Ivan Gazidis hanno così deciso di promuovere Paolo Maldini come direttore tecnico, a cui sono stati affiancati l’ex giocatore rossonero Zvonimir Boban e il direttore sportivo Frederic Massara. Marco Giampaolo è stato invece la scelta per la panchina. Il nuovo gruppo dirigenziale offre molte garanzie: Gazidis è stato il protagonista indiscusso del recente raddoppio del fatturato dell’Arsenal, club inglese di cui è stato il Ceo negli ultimi dieci anni, Massara si è fatto apprezzare in una piazza complessa come quella di Roma, mentre Boban ha preferito il nuovo incarico a quello di vice-segretario del presidente della Fifa Gianni Infantino. Il loro coinvolgimento può essere quindi interpretato come il segnale della bontà del progetto, un aspetto già rassicurante per i tifosi che, dopo aver vissuto la discussa presidenza annuale del misterioso cinese Li Yonghong, non hanno mai visto di buon occhio la prospettiva di appartenere a una banca. Il primo gesto della nuova dirigenza è stato forte: l’accordo trovato con l’Uefa per non partecipare all’Europa League conquistata sul campo. Un enorme danno di immagine dovuto ai debiti accumulati dalle precedenti gestioni societarie, ma obbligato. In questa maniera, il Milan potrà muoversi senza sottostare ai vincoli del fair play finanziario, almeno per quest’anno. Più libertà d’azione sul mercato, sebbene Gazidis stia già impostando una strategia in ottica futura di aumento dei ricavi e contenimento delle spese per ripresentarsi all’Uefa, tra un anno, con credenziali migliori.

Marco Giampaolo qua sedeva sulla panchina di San Siro come tecnico della Sampdoria

I contro del Milan – Ma quanto il mercato beneficerà di questa libertà d’azione? L’esigenza di non spendere e spandere cozza con l’ambizione di portare giocatori blasonati a San Siro. Il tetto dei nuovi ingaggi fissato a 2,5 milioni l’anno rischia di essere un boomerang. Diventa così obbligatorio puntare su giocatori non ancora affermati e desiderosi di mettersi alla prova in una squadra che, seppur nelle tante difficoltà, conserva tutto il suo fascino. Finora gli unici acquisti son stati Rade Krunic e Theo Hernandez. D’altronde, questo è anche il profilo dell’allenatore scelto. Giampaolo negli ultimi anni si è messo in evidenza in realtà di provincia. Ha proposto un buon calcio, valorizzato molti calciatori giovani, ma senza la pressione di un obiettivo da raggiungere a tutti i costi. E anche nella Milano rossonera si sogna di ritornare in Champions, come i cugini dell’Inter. La sua capacità di coniugare bel calcio con la pressione del risultato obbligato rappresenta, ad ora, un punto di domanda. Una scommessa intrigante, ma pur sempre una scommessa.

Sarà distrutto dopo le Olimpiadi? Il destino di San Siro è ancora poco chiaro

L’incognita stadio – Pochi giorni fa, durante le votazioni per le Olimpiadi invernali 2026, Paolo Scaroni e l’ad nerazzurro Alessandro Antonello hanno annunciato che il nuovo stadio ci sarà. Verrà costruito un nuovo impianto accanto al vecchio San Siro, nella stessa area della concessione. Lo costruiranno insieme? «Assolutamente», ha risposto Antonello. Il progetto di fattibilità del nuovo stadio di San Siro sarà consegnato dall’Inter e dal Milan al Comune di Milano entro metà luglio. Il masterplan dello stadio è stato preparato da una task force congiunta di esperti dei due club, al lavoro da novembre 2018. Per quanto riguarda la proprietà del nuovo stadio, il sindaco Giuseppe Sala ha detto che si dovrà trovare una soluzione, ma «questo lo lascio un po’ ad una fase due perché, di fatto, dal mio punto di vista devo prima valutare se il progetto è fattibile rispetto alle nostre regole prima di fare ragionamenti sulla proprietà». I due presidenti hanno spiegato al sindaco i motivi per cui loro ritengono che il nuovo stadio sia la soluzione ottimale rispetto alla ristrutturazione di San Siro. Si vuole infatti evitare il rischio di gestire l’attività sportiva per un periodo lungo in uno stadio in cui ci sarebbero dei lavori. Per quanto riguarda poi la demolizione del vecchio stadio il sindaco ha ribadito la volontà di tenere San Siro vivo fino alle Olimpiadi. «Siamo noi (il Comune, ndr) i padroni dello stadio. Nel dossier di Milano-Cortina abbiamo garantito che nel 2026 San Siro sarà ancora funzionante. Questa è la fine della storia. Dopo il 2026, nel caso avremo un nuovo stadio, decideremo il futuro di San Siro. Ma ora siamo nell’assoluta condizione di confermare che quella sarà la sede della cerimonia di apertura», ha commentato il sindaco.

Un eventuale nuovo stadio come un altro passo per tornare grandi, insieme. Dal 2011, anno dell’ultimo trofeo nerazzurro e scudetto rossonero, Inter e Milan sono rimaste attardate al cospetto di una città che ha invece accelerato il passo, trovando sempre più credibilità a livello internazionale, come testimoniato dalla recente assegnazione delle Olimpiade invernali del 2026 assieme a Cortina. Le sue due squadre, invece, da elementi identitari si sono trasformate in oggetti misteriosi, che stannto acquistando una nuova fisionomia a suon di rivoluzioni societarie e tecniche. Forse la Milano del calcio non è ancora tornata grande, ma le premesse per sperare nel risveglio ci sono tutte.