«La scelta di introdurre il latino è dovuta a una riflessione: mettere a fuoco la nostra identità» così il professor Andrea Gamberini spiega l’introduzione dell’esame di “Istituzioni di Latino” obbligatorio nel corso di laurea triennale in Storia. Gamberini è ordinario di Storia Medievale e presiente del Collegio didattico della facoltà all’Università degli Studi di Milano e ha ben presente l’importanza della lingua di Cicerone per chi studia ciò che ci ha preceduto. Il corso di laurea  in Storia conta 1.525 studenti, di cui 545 al primo anno, e una cinquantina di docenti.

Qual è il valore aggiunto che deriva dall’introduzione del latino a Storia?
La storia è come Giano Bifronte. Guarda indietro, perché il passato è il suo oggetto di studio e guarda avanti, con i giovani che sappiano inserirsi con profitto nei contesti lavorativi. Quindi i nostri studenti devono padroneggiare gli strumenti della modernità come le lingue e l’informatica (tutti presenti nella nostra offerta formativa), ma anche conoscere quelli che hanno innervato e strutturato la nostra storia, come il latino. Nulla come una lingua è capace di assorbire il modo di pensare e di agire sul piano economico e politico di una società. Inoltre, sono 930 milioni le persone nel mondo che parlano le lingue romanze e anche l’inglese ha il 50% del vocabolario dal latino. È questo il valore aggiunto.

Il latino è obbligatorio per tutti i curricula di Storia. Qualcuno crede che non sia necessario per chi decide di studiare la contemporaneità. È davvero così?
Si potrebbe obiettare che ci sono settori del mondo contemporaneo come la Chiesa che continuano a utilizzare il latino. Ma il punto non è questo. Il punto è davvero che il latino è una finestra sul mondo, perché porta con sé dei costrutti, dei modi di pensare, che illuminano tutto quello che ci sta intorno. E dobbiamo fornire ai nostri studenti le lenti per comprendere questo mondo. Se prendiamo una parola di attualità come “virus”, capiamo quanto il latino sia fondamentale per gli studi storici. Sbaglia chi pensa che sia un fossile del passato o che la sua introduzione sia funzionale solo ai corsi di storia antica o medievale. Se avessimo voluto rafforzare la cassetta degli attrezzi degli antichisti e dei medievisti, lo avremmo reso obbligatorio solo per questi indirizzi e non per tutti.

Molte “matricole” vengono dagli istituti tecnici. Non c’è il rischio che l’introduzione del latino scoraggi le persone a iscriversi, soprattutto se non hanno alle spalle un percorso liceale?
Qualcuno l’ha definita una riforma “classista”, ma io la definirei “popolare”. Io credo che molti studenti questa cosa l’abbiano capita e questo mi fa piacere. Davvero mi sento di mandare un messaggio tranquillizzante: il latino non sarà un filtro culturale, ma ci dovranno essere delle motivazioni per iscriversi a storia. Lo studente sa che sta iniziando un corso di studi impegnativo, ma questo credo che valga per qualunque corso. Noi diamo la possibilità di recuperare quel terreno che è andato perso in scelte maturate in anni precedenti, magari perché le famiglie hanno indirizzato questi studenti verso percorsi tecnici o professionali, che poi hanno maturato un interesse per l’ambito umanistico. Noi diciamo loro: «La porta è aperta!».

Come aiuterete questi studenti?
Ho scoperto con sorpresa che per il latino si utilizza lo stesso livello di classificazione che si adopera per le lingue moderne. Non pensiamo di portare uno studente che non ha mai studiato il latino al livello C2 (il livello massimo ndr), come uno che finisce il liceo classico dopo cinque anni. Sarebbe utopico. Qui immaginiamo un percorso di crescita progressiva. Grazie ai lettorati organizzati dallo Slam, il centro linguistico d’ateneo, tutti gli studenti potranno arrivare all’A1. Un livello di alfabetizzazione. E poi il corso vero e proprio di “Istituzioni di Latino” arriverà all’A2. Starà poi allo studente proseguire se si appassiona o se vuole insegnare.

L’esame di “Istituzioni di latino” aiuterà gli studenti a ottenere i crediti per insegnare?
È uno dei motivi che hanno visto una parte della componente studentesca sostenere la riforma. Al di là delle motivazioni culturali alte ci sono vantaggi concreti, pratici. Molti studenti di area umanistica hanno l’insegnamento nel loro futuro. Oggi la classe di concorso che offre maggiori possibilità di inserimento nel mondo del lavoro per chi ha una magistrale in Storia è “Italiano, Scuola e Geografia” alle scuole medie. Per accedervi è necessario avere 12 crediti formativi universitari (Cfu) in Latino. In questo modo permettiamo ai nostri studenti di averne metà già da piano di studi. E poi loro possono scegliere se intervenire con i crediti liberi o con gli esami della magistrale per ottenere gli altri sei. Durante il percorso è possibile, per chi gestisce i crediti sapientemente, avere tutti gli esami necessari per questa classe di concorso. Ma tutto sta alla libertà degli studenti.