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La frase che inchiodava Tiziano Renzi nel caso Consip era tutta una manipolazione. Lo dice la Procura di Roma, che ha indagato il capitano del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri Giampaolo Scafarto, per falso in atto pubblico.

«Renzi, l’ultima volta che l’ho incontrato…». Secondo le indagini del Noe, era questa l’intercettazione che incastrava il padre dell’ex Premier, sospettato di aver favorito alcuni imprenditori nel caso Consip. A pronunciarla sarebbe stato Salvatore Romeo, l’imprenditore napoletano sotto inchiesta per corruzione, con l’accusa di aver tentato di ritagliarsi spazi d’azione nella centrale acquisti della pubblica amministrazione.

CONSIP – IL “SISTEMA ROMEO”

COS’E’ LA CONSIP

«E questa frase – scriveva il capitano Scafarto nell’informativa consegnata al pm Mario Palazzi – consente di inchiodare alle sue responsabilità Tiziano Renzi in quanto dimostra che effettivamente Romeo e Renzi si sono incontrati».

Tutto falso secondo la procura di Roma, titolare del fascicolo dopo la fuga di notizie che ha tolto l’indagine proprio ai militari del Noe. L’autore di queste parole sarebbe infatti Italo Bocchino, collaboratore di Romeo. E il Renzi in questione, come confermato dall’ex parlamentare di Alleanza Nazionale, sarebbe Matteo e non il padre.

La rivelazione – È quanto ha scoperto il pubblico ministero Mario Palazzi, riascoltando i nastri delle intercettazioni. A parlare è chiaramente Italo Bocchino, ma analizzando i brogliacci delle intercettazioni, è emersa la circostanza clamorosa: i registri del Noe specificavano già che le parole erano proprio del collaboratore di Romeo. Secondo il pm si tratterebbe quindi di una «manipolazione» operata dal capitano Scafarto nella trascrizione dell’intercettazione del 6 gennaio 2016, poi consegnata in Procura. Lo stesso pm ha notificato un avviso a comparire per falso in atto pubblico al militare, che si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Gli 007 – Ma non è l’unica manipolazione che vede coinvolti il reparto ecologico dell’Arma. Nella stessa informativa consegnata a gennaio Scafarto sottolineava di avere «il ragionevole sospetto di ricevere “attenzioni” da parte di qualche appartenente ai “servizi”». Il capitano parla di una persona sospetta in abiti civili a bordo di una Jeep, impegnata a controllare le targhe delle automobili in piazza Nicosia a Roma il giorno che gli investigatori del Noe si trovavano lì per acquisire la spazzatura con i “pizzini” della Romeo Gestioni. Ma omette di specificare che sin dal 20 ottobre i carabinieri avevano scoperto che la vettura in questione apparteneva a un cittadino italiano nato in Venezuela residente nella zona. L’accusa rivolta agli 007 italiani si legava al sospetto del capitano che, l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, come si legge sempre nell’informativa, «avesse messo in campo tutte le risorse disponibili per tutelare la sua famiglia».

«Papà piange» – «La verità viene sempre a galla», ha detto soddisfatto Matteo Renzi ieri, 10 aprile, ospite di Porta a Porta. «Papà sta piangendo», ha rivelato nello studio di Vespa dopo aver telefonato al padre. «Chiederemo l’archiviazione». E sull’ipotesi di una congiura ai suoi danni ha risposto: «Non credo nei complotti e nelle manovre, credo nella giustizia, bisogna aspettare le sentenze». Fiducia quindi nella magistratura e nei Carabinieri, nonostante «sia molto strano quello che sta accadendo».