Dopo la presentazione del Campo progressista dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, un altro organismo autonomo sta per nascere a sinistra. La minoranza Pd guidata dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, dal capogruppo alla camera Roberto Speranza e dal governatore toscano Ettore Rossi è pronta ad abbandonare il partito al termine dell’assemblea nazionale di domenica prossima, 19 febbraio.

Via dal «partito di Renzi» – Una separazione consensuale e non conflittuale, sigillata dalla stretta di mano a tre nel salotto di via Barberini 36, sede romana della Regione Puglia, casa di Emiliano. «A me costa moltissimo lasciare il partito, è un dolore personale indicibile, dovete credermi – ha assicurato Speranza – ma siamo costretti a fare questo passo e nessuno può venirci a dire che lo abbiamo fatto per la data del congresso o per qualche capolista in più. Ci mettiamo la faccia e navighiamo in mare aperto». In una nota congiunta i dissidenti hanno annunciato che sabato saranno tutti assieme al Teatro Vittoria di Roma, «con l’obiettivo di costruire un’azione politica comune». Tra i partecipanti anche esponenti storici come Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, che però, nel nascente movimento, dovrebbero restare nelle retrovie. A giustificare la scissione sarebbe «la trasformazione del Partito democratico nel Partito di Renzi, un partito personale e leaderistico che stravolge l’impianto identitario del Pd e il suo pluralismo». Eppure, sulle pagine odierne di Repubblica, Emiliano sembra lasciare un piccolo spiraglio aperto: «Sabato lanciamo la nostra ultima proposta, l’ultima chance al Pd. Se Renzi accetta, bene. Altrimenti domenica andremo via».

Orfini segretario ad interim –  Inutile sembra il tentativo di Matteo Renzi di ricucire lo strappo. L’ex premier ha annunciato che non manterrà la carica di segretario del partito fino al Congresso: sarà il suo fedelissimo Matteo Orfini, già dal fine settimana, a occupare la poltrona temporaneamente. Nella sua newsletter settimanale, Renzi aveva provato a lanciare un messaggio di apertura: «Il verbo del congresso e delle primarie non è “Andatevene!” ma “Venite!”, portate idee, portate sogni, portate critiche. Venite, partecipate. È inspiegabile far parte di un partito che si chiama democratico e aver paura della democrazia. Quando si è votato per fare il congresso – dopo quattro ore di riunione in direzione con oltre un milione di persone che hanno seguito il dibattito – è finita 107 a 12 per quelli che vogliono fare il congresso».

Tutti flirtano con Pisapia – Ieri, 15 febbraio, Renzi, per provare a ricostruire l’ala sinistra del partito, ha incontrato Pisapia, all’indomani della presentazione del Campo progressista. Il leader del popolo arancione aveva definito la sua creatura «la parte iniziale di un luogo dove tanti che hanno perso la casa politica possano discutere e lavorare insieme per fare un programma per rilanciare il paese. Un punto di partenza che vuole e deve trovare degli alleati con gli stessi valori e gli stessi principi». All’ex sindaco di Milano si rivolgono anche i tre di via Barberini: lunedì a Venezia ci sarà un incontro tra lui e Speranza.