Abolire il reato di tortura per facilitare il lavoro della Polizia. Questa la proposta di legge depositata da Imma Vietri e altri esponenti di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati e ora al vaglio della Commissione Giustizia. L’iniziativa è stata subito osteggiata dalle opposizioni, in particolare da Ilaria Cucchi, che si è appellata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedendo che la legge contro la tortura venga tutelata. A proposito si è espresso anche il professor Luigi Manconi, primo promotore della legge. L’iniziativa di Fratelli d’Italia è arrivata proprio mentre al carcere di Biella sono stati sospesi 23 agenti di polizia penitenziaria con l’accusa di tortura di Stato.
La proposta e le motivazioni – Con la proposta di Fdi si abrogherebbero gli articoli 613 bis e 613 ter del codice penale, introdotti con la legge 110 del 2017, che prevedono i reati di tortura e istigazione alla tortura da parte di un pubblico ufficiale. Al loro posto, la tortura verrebbe introdotta come una semplice aggravante nell’articolo 61 del codice penale, una sorta di contenitore di circostanze aggravanti comuni dei reati. Il motivo della richiesta di abolizione, come si legge nella relazione presentata alla Camera, consisterebbe nell’ambiguità del 613 bis e ter, che lascerebbe spazio a una «incertezza applicativa» da parte del giudice, con il pericolo che vengano puniti anche i comportamenti delle forze dell’ordine e di Polizia, «che per l’esercizio delle proprie funzioni sono autorizzate a ricorrere legittimamente anche a mezzi di coazione fisica». Gli esponenti di Fratelli d’Italia parlano di un «rischio di subire processi strumentali», dal momento che «gli appartenenti alla polizia penitenziaria rischiano quotidianamente denunce per tale reato a causa delle condizioni di invivibilità delle carceri e della mancanza di spazi detentivi». Secondo i sostenitori della proposta, la legge attuale porterebbe a uno «scoraggiamento generalizzato» delle forze dell’ordine.
Secondo i firmatari, inoltre, le pene previste per il reato, cioè la reclusione da 4 a 10 anni, sarebbero sproporzionate «e non giustificate dall’andamento della situazione criminale in Italia». L’abrogazione servirebbe quindi ad evitare «pericolose deviazioni».
Le reazioni – Luigi Manconi, primo promotore della legge contro la tortura, ha fortemente criticato la proposta di FdI in un’intervista per La Sestina. Ilaria Cucchi, senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra e sorella di Stefano Cucchi, ha invece commentato: «Sostenere che la tortura in Italia non esista è una bugia. Far finta di niente e voltarsi dall’altra parte è già questa una violazione dei diritti umani e lo so perché l’ho provata sulla mia pelle. Abbiamo lottato per la sua introduzione». Anche il resto dell’opposizione ha reagito con sdegno. Simona Malpezzi, capogruppo del Pd al Senato, ha definito la proposta «agghiacciante», mentre Angelo Bonelli e Devis Dori, rispettivamente di Europa Verde e Alleanza Verdi e Sinistra, hanno parlato di un atto che fa «pensare drammaticamente ai tempi del fascismo e del nazismo con la totale assenza di tutela dei diritti umani». Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è intervenuto nel question time della Camera, il 29 marzo, precisando: «Il governo non ha nessuna intenzione di abrogare il reato di tortura. Deve essere solo rimodulato l’aspetto tecnico del reato di tortura che, così com’è, ha delle carenze di specificità e tipicità che devono connotare la struttura della norma penale. Questo rimane un reato particolarmente odioso e abbiamo tutte le intenzioni di mantenerlo».