La conferenza stampa dell’Associazione Luca Coscioni davanti alla sede del Consiglio regionale (Foto di Matteo Negri)

Dopo il tentativo fallito in Veneto, la proposta di legge sul fine vita approda in Lombardia. Il 18 gennaio l’Associazione Luca Coscioni, attiva da più di vent’anni sul tema dei diritti civili, ha depositato presso il Consiglio regionale della Lombardia le 8.181 firme raccolte a sostegno della regolamentazione del suicidio assistito. Nel testo, identico a quello discusso in Veneto, si definiscono le procedure e le tempistiche da rispettare per garantire l’accesso alla morte volontaria assistita per i malati a fine vita. «Adesso spetterà al Consiglio regionale decidere se dare una risposta a queste persone», ha dichiarato il tesoriere dell’Associazione, Marco Cappato, «o se gettarle in una condizione di incertezza che si aggiunge al loro dolore».

Cosa prevede la proposta Nel 2019 la Corte costituzionale aveva dichiarato illegittima la punibilità dell’aiuto al suicidio in presenza di alcuni requisiti: se la persona è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, è affetta da una patologia irreversibile che è causa di sofferenze insopportabili, ma è comunque capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Tuttavia, a oggi non esiste una legge nazionale che definisca tempi e modi dell’accesso alla morte volontaria assistita. Per questo le regioni, che hanno ampie competenze in materia sanitaria, possono stabilire delle procedure per assicurare questo diritto ai cittadini che ne facciano domanda sul loro territorio. Nel caso della proposta dell’Associazione Luca Coscioni, l’esame dei requisiti da parte dell’azienda sanitaria locale e del comitato etico dovrebbe concludersi entro venti giorni dalla richiesta del paziente. Oltre alla Lombardia, sono undici le regioni in cui l’Associazione ha già depositato la proposta di legge. Solo in Veneto la discussione è già arrivata in aula, ma la proposta non ha raggiunto la maggioranza assoluta necessaria per essere approvata ed è quindi tornata all’esame della commissione. «È positivo che ci sia un dibattito sul tema», ha affermato Cappato, «ma finora è stato alimentato da un equivoco. Non stiamo discutendo del diritto al suicidio assistito, che è già stato riconosciuto dalla Corte costituzionale, ma delle procedure per la sua attuazione».

I prossimi passi – In seguito al deposito delle firme al Pirellone, gli uffici regionali dovranno verificare la loro validità: ogni firma deve essere raccolta sui moduli cartacei forniti dalla regione in presenza di un autenticatore e successivamente abbinata al certificato elettorale del firmatario. Dopo la verifica spetterà all’ufficio di presidenza esaminare la proposta di legge, che ne valuterà l’ammissibilità per poi eventualmente portare la discussione in Consiglio regionale. «Mi auguro che la proposta arrivi in aula», ha affermato Cappato. «In caso contrario, se si impedisse un’assunzione di responsabilità da parte del Consiglio, si sceglierebbe una strada che viola la Costituzione e lo statuto di Regione Lombardia». Per il tesoriere dell’Associazione, la discussione sul fine vita è anche un’occasione per recuperare la fiducia dei cittadini: «La società ha espresso una necessità e sarebbe irresponsabile non provare a dare una risposta. Altrimenti si alimenterebbe la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, incapaci di rispondere alle loro esigenze», ha concluso Cappato.