Dopo le criticità espresse sul decreto sicurezza, la Cassazione ha manifestato «dubbi di costituzionalità» anche sul protocollo Italia-Albania. La relazione, datata 18 giugno, ma resa pubblica solo ieri 29 giugno, ha messo in discussione la compatibilità dell’accordo con la Costituzione e con il diritto internazionale, soffermandosi inoltre sul rapporto tra il protocollo e il diritto dell’Unione europea.
L’affondo della Cassazione – La relazione redatta dall’Ufficio del Massimario della Cassazione traccia una dettagliata analisi giuridica delle questioni che ruotano intorno ai centri di Shengjin e Gjader. Il punto di partenza è la legge di conversione del decreto che a fine marzo ha esteso l’uso delle strutture, inizialmente riservate ai richiedenti asilo mai entrati in Italia, ai migranti “irregolari” già presenti sul territorio nazionale. La relazione evidenzia possibili violazioni dei diritti costituzionali, da quello alla salute a quello di difesa.
Riguardo al diritto di difesa, la Corte sottolinea che «le modalità di esercizio del diritto di difesa delle persone straniere trattenute in Albania non risultano disciplinate da norme legislative, ma affidate alla discrezionalità del responsabile italiano del centro». Sul tema delle questioni mediche, il protocollo stabilisce che «in caso di esigenze sanitarie alle quali le autorità italiane non possono far fronte, le autorità albanesi devono collaborare con quelle italiane responsabili delle medesime strutture per assicurare le cure mediche indispensabili ai migranti». Un aspetto contestato dalla Cassazione poiché «può comportare un grave pregiudizio per il diritto alla salute dei “migranti”, considerando che il livello di assistenza sanitaria albanese non è comparabile con quello italiano». Il termine “migranti” è riportato tra virgolette perché, come scritto nella relazione, il protocollo omette di «individuare con precisione la categoria di persone cui l’accordo si riferisce, limitandosi ad individuarli come “migranti”, definizione che genera una disparità di trattamento tra gli stranieri da condurre in Italia e i “migranti” da trasferire in Albania».
Secondo la Cassazione, poi, l’accordo sarebbe d’ostacolo al diritto di asilo dal momento che mancano indicazioni chiare sulle procedure da seguire. Indicazioni che sarebbero necessarie, secondo i giudici, per neutralizzare «il dislivello giuridico derivante dalla extraterritorialità, assicurando ai migranti condotti nei siti albanesi eguali garanzie rispetto ai migranti in territorio italiano».
L’Ufficio del Massimario – Le 48 pagine della relazione sono state compilate dall’Ufficio del Massimario della Cassazione, che ha come compito principale individuare i principi di diritto stabiliti dalla Corte per assicurare la corretta diffusione delle regole giuridiche. Tra le altre responsabilità c’è poi la scrittura di relazioni sulle novità normative, evidenziandone anche le eventuali criticità dal punto di vista della tenuta costituzionale. Un ruolo dunque di consulenza tecnica, che si limita a fornire un parere non vincolante.
L’organico dell’Ufficio comprende sessantasette magistrati di tribunale, un Direttore, due Vicedirettori, uno per il settore penale ed uno per il settore civile, e due coordinatori, uno per il settore penale ed uno per il settore civile.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (fonte: ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Le reazioni politiche – Proprio perché si tratta di un parere, l’Associazione nazionale magistrati ha chiesto «rispetto nel democratico confronto fra le istituzioni dello Stato». Un invito arrivato dopo il polemico intervento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che, in un’intervista a La Stampa ha affermato: «Quello della Cassazione è un esercizio connotato da una forte impostazione ideologica». Sulla relazione del Massimario è intervenuto anche il ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti: «Mentre in Europa l’approccio del governo al contrasto dell’immigrazione irregolare viene adottato come modello di riferimento, in Italia alcuni organi giurisdizionali sembrano più impegnati a ostacolarne l’azione». Critica la reazione dell’opposizione verso gli esponenti del governo: «L’azione della magistratura risponde al dettato della nostra Costituzione, non al potere esecutivo», ha commentato il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia. Parole dure anche da Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra: «Il governo vuole smantellare gli organismi di garanzia costituzionale».