Non è razzismo ma ignoranza. «Io non conosco i testi dei complottisti e penso, a questo punto, che siano molto più appassionati a leggerli a sinistra»: si è giustificato così il ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida dopo aver parlato della necessità di opporsi alla «sostituzione etnica» per far fronte al calo demografico in Italia, in occasione del discorso al Congresso della Cisal (Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori) di martedì 18 aprile.
Le reazioni – Dopo le dichiarazioni del ministro neanche chi si trova dalla sua parte della barricata politica è intervenuto in sua difesa. «Lollobrigida ha pronunciato parole veramente brutte, ha sbagliato la forma e spesso la forma è sostanza», queste le parole di Gianmarco Centinaio, vicepresidente del Senato ed ex ministro del governo Conte 1 in quota Lega alla trasmissione L’Aria che Tira, in onda su La7. Renato Schifani, presidente della Regione Sicilia e leghista, ha dichiarato: «Io non l’avrei detto, l’essere umano merita rispetto al di là del colore della pelle e di tutto, ci sono diritti imprescindibili». La presidente Giorgia Meloni (che tra l’altro del ministro è anche cognata) non si è pronunciata. Prevedibili le reazioni indignate della sinistra. Durante la manifestazione di protesta contro il decreto Cutro di mercoledì 19 aprile, la neo segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha accusato il ministro di «suprematismo bianco», ideologia neonazista basata sull’idea generale che gli uomini bianchi siano superiori agli altri gruppi etnici.
Dal canto suo, Lollobrigida ha scelto di non chiedere scusa: «Io le parole che usano i complottisti non le conosco proprio. Posso dire in maniera diversa quello che ho detto, ma il concetto è lo stesso: la natalità va incentivata».
Il decreto Cutro – Le parole di Lollobrigida non sono l’unica causa di divisioni all’interno della maggioranza. Continua infatti la discussione sul decreto Cutro, il provvedimento proposto dal governo in seguito al tragico naufragio di febbraio. Ieri, 19 aprile, la votazione degli emendamenti al Senato si è conclusa con l’approvazione della stretta sulla protezione speciale, il permesso di soggiorno per i richiedenti asilo che non possono usufruire dello status di rifugiato, concesso a chi rischia la persecuzione nel proprio paese, nè della protezione per i cittadini di Paesi in guerra. Non senza intoppi, però: se da un lato la Lega spingeva per rimuovere dal testo i riferimenti ai trattati internazionali e avvicinarsi così il più possibile ai decreti sicurezza del 2018, Meloni ha scelto un’altra strategia. La decisione di non citare la carta di Nizza e la Carta Europea dei Diritti dell’Uomo avrebbe potuto comportare un rifiuto da parte di Mattarella di firmare il decreto. Il presidente della Repubblica, è garante di quei trattati internazionali. Proprio al momento della votazione, il capo del Governo ha chiesto di ripristinare il testo originale. A quel punto, si è resa necessaria una nuova discussione del testo, che per ragioni di tempo non ha dato spazio a ulteriori richieste della Lega.
Alla fine delle votazioni la senatrice del Pd Vincenza Rando ha letto i nomi delle vittime del naufragio sulle coste calabresi: tutti i senatori si sono alzati in piedi applaudendo, tranne quelli di Fratelli d’Italia.