Beppe Grillo è a Roma per incontrare Giuseppe Conte. Lo hanno riferito all’Ansa alcune fonti parlamentari. I due parleranno molto probabilmente della sentenza del tribunale di Napoli che ha sospeso la modifica dello statuto e l’elezione di Conte a leader del Movimento 5 Stelle. Grillo dovrebbe incontrare anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, rivale interno dell’ex presidente del Consiglio per le leadership dei pentastellati.

La sentenza – La sentenza è arrivata dopo il ricorso presentato da un gruppo di attivisti che, assistiti dall’avvocato Lorenzo Borrè, contestavano le modalità varate per la “rifondazione” del M5S dopo la caduta del governo Conte II. I giudici hanno riconosciuto la sussistenza di «gravi vizi nel processo decisionale», tra cui l’esclusione dalla votazione di oltre un terzo degli iscritti e il conseguente «mancato raggiungimento del quorum». Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha però immediatamente replicato: «La mia leadership si basa ed è fondata sulla profonda condivisione di principi e valori. Quindi è un legame politico prima che giuridico, non dipende dalle carte bollate».

Lo scontro – Conte deve fare i conti anche con il rivale interno Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri aveva contestato la candidatura al Quirinale della direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, Elisabetta Belloni, contribuendo a farla naufragare. Era stata infatti una sua nota a contribuire allo stop: «Trovo indecoroso che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso». D’accordo con Conte si era invece detto Beppe Grillo che aveva twittato esprimendo il suo endorsement alla candidatura Belloni.

 

Il ministro – Sabato 5 febbraio Luigi Di Maio si è poi dimesso dal comitato di garanzia del Movimento con una lettera scritta al presidente Conte e al garante Grillo. Questa mossa ha causato anche alcune preoccupazioni tra gli alleati del centrosinistra. «Penso che i 5 Stelle non possano fare a meno di Di Maio. Sarebbe surreale sacrificarlo», ha detto il senatore del Partito Democratico Luigi Zanda. Che ha aggiunto: «É tempo di chiedersi se per la nostra democrazia siano più utili movimenti come i 5 Stelle delle origini o se piuttosto non serva un’evoluzione verso partiti politici strutturati democraticamente così come li ha disegnati la Costituzione».