Uno stabilimento balneare a Rimini (foto di Sharon Molerus/Capitale24)

Le spiagge italiane si vedono da Bruxelles. «Abbiamo appreso dalla stampa che la conversione in legge del decreto Milleproroghe, che prorogherebbe ancora – almeno fino al 31 dicembre 2024 – le attuali concessioni balneari in Italia, è stata promulgata dal presidente della Repubblica italiana con riserva», dichiara all’Ansa un portavoce dell’esecutivo Ue, spiegando che Bruxelles ora «valuterà una risposta adeguata».

La risposta europea – Le dichiarazioni dell’Europa arrivano dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato il decreto Milleproroghe. Mattarella ha espresso la sua riserva proprio sulle concessioni balneari. La proroga fino al 31 dicembre 2024, e al 2025 per i Comuni con più difficoltà, presenterebbe profili di incompatibilità con la normativa europea in materia di concorrenza. E mentre il Governo valuta di ritornare alla strategia di Draghi, con una proroga di un anno sì, ma secca, Forza Italia e Lega richiamano l’attenzione sugli eventuali danni che un tale approccio potrebbe portare agli imprenditori del settore. Intanto la Commissione Ue fa sapere, tramite un suo portavoce, che «valuterà attentamente il contenuto e gli effetti del provvedimento, che non è stato ancora notificato». Resta importante per Bruxelles la necessità di garantire «trasparenza e concorrenza leale» nel settore.

La norma – L’Unione europea chiede le gare per assegnare le spiagge, che sono territorio demaniale; l’Italia da quasi 17 anni rimanda la questione, di proroga in proroga. All’origine di tutto, l’articolo 12 della direttiva Bolkestein del 2006: nel caso il numero di autorizzazioni per la gestione di risorse naturali sia limitato per la scarsità di queste risorse, «gli Stati membri applicano una procedura di selezione tra i candidati potenziali, che presenti garanzie di imparzialità e di trasparenza». E, soprattutto, «l’autorizzazione è rilasciata per una durata limitata adeguata e non può prevedere la procedura di rinnovo automatico».

La mancata applicazione – In quanto direttiva, non sono necessarie norme nazionali che per inserire il contenuto della Bolkenstein nell’ordinamento italiano, tuttavia alla prova dei fatti si è rivelato molto più complesso capire come attuarla. La mappatura delle spiagge, per verificarne la scarsità o meno, era stata fissata da un decreto del governo Draghi entro il 27 febbraio 2023, e ora nuovamente rimandata fino a luglio. Nel frattempo, le concessioni già assegnate continuano a essere prorogate, senza bandi di gara. Procedure di infrazione della normativa europea erano già state aperte nei confronti dell’Italia nel 2020 e nel 2021, e il Consiglio di Stato aveva disposto proprio nel 2021 una scadenza definitiva delle concessioni al dicembre 2023.

I balneari – Intanto, Assobalneari si è riunita a Massa Carrara, per il convegno “Onda d’urto balneari in mobilitazione”. Presente anche il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, che ha dichiarato: «Se la risorsa non è scarsa, follie sui balneari non se ne facciano», e ha richiesto una mappatura approfondita, considerando anche le spiagge libere. Per il presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari, «la mappatura ci permetterà di vedere che in Italia ci sono ancora migliaia di chilometri di coste e la risorsa si dimostrerà che non è scarsa», facendo cadere quindi i presupposti dell’applicazione della direttiva.

Frattura nella maggioranza – Tra le pressioni di Forza Italia e Lega, principali promotori dell’emendamento che introduceva la proroga delle concessioni, da una parte, e le indicazioni del presidente Mattarella dall’altra, il Governo deve trovare una mediazione. La possibilità è mantenere la proroga di un solo anno, come aveva previsto inizialmente Draghi. E all’orizzonte non si profila solo il mare, ma una sentenza della Corte di Giustizia europea, che sta già valutando il caso dell’Italia con una procedura accelerata.