Il Mes rischia di finire tra i buoni propositi del nuovo anno. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva citato una data, il 14 dicembre, per la discussione alla Camera sul meccanismo europeo di stabilità, il fondo salva-Stati che solo l’Italia non ha ancora ratificato. Dalle dichiarazioni di diversi deputati, sembra però sempre più probabile che il voto slitterà ancora una volta, dopo il primo rinvio di giugno.

La Camera dei deputati (Foto: Flickr)

Un’agenda troppo affollata – Il calendario è troppo pieno: il Senato ha dato il via libera al decreto Anticipi, che deve essere approvato entro la scadenza, domenica 17. Da qualche parte poi, deve trovare spazio la manovra, che doveva essere snella, senza emendamenti: sono tre quelli del governo, mentre l’opposizione ha avanzato 2.600 subemendamenti. Martedì 12 scade il termine per presentarne di nuovi, lunedì 18 il provvedimento dovrebbe arrivare in Aula dopo il voto nella Commissione Bilancio del Senato. Nel frattempo, un occhio rimane sui mercati: sempre in settimana le tre banche centrali del dollaro, dell’euro e della sterlina (Fed, Bce e Bank of England) si esprimeranno sui tassi d’interesse.

Maggioranza divisa – Dietro al possibile rinvio del Mes non c’è solo un problema di tempistiche: all’interno della stessa maggioranza c’è una spaccatura, tra chi, come Forza Italia, vuole approvarlo per non rovinare i rapporti con l’Europa e chi lo osteggia, come il deputato leghista Claudio Borghi che ha detto ad Affari italiani: «Piuttosto che ratificare il Mes mi taglio una mano». Anche il capogruppo della Lega Riccardo Molinari, riportato dal Corriere della Sera, fa eco: «Penso che il 14 dicembre non discuteremo di Mes». La stessa premier Giorgia Meloni, che il 14 dicembre sarà a Bruxelles per parlare di bilancio europeo e Patto di stabilità, è sempre stata contraria al fondo salva-Stati, ritenuto un’eccessiva ingerenza dell’Unione nei conti degli Stati: «Finché sarò al governo l’Italia non accederà al Mes» è il suo mantra. La segretaria del Pd Elly Schlein, intervistata dal Corriere della Sera, ha ribadito: «Quando lo ratifichi non stai chiedendo l’attivazione di questo meccanismo, stai semplicemente permettendo ad altri di accedervi se ne hanno bisogno». Mentre lo scontento all’interno della maggioranza continua a rimandare il voto sul Mes c’è una data imposta dall’esterno che non si può ignorare. Il 31 dicembre è il termine ultimo fissato dall’Europa per la ratifica. Oltre questa data, il nuovo Mes salta per tutti i Paesi membri e si torna agli accordi pre covid.

Il Patto di stabilità – Il 31 dicembre è anche l’ultima data utile per trovare, in Consiglio europeo, un accordo sul nuovo Patto di stabilità, la legge che indica i requisiti di bilancio che i Paesi membri devono rispettare in termini di deficit e di debito pubblico. Senza accordo, dal 1 gennaio rimarrebbero anche qui le vecchie norme, giudicate troppo poco flessibili. Secondo il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner c’è ormai un’intesa sul 92 per cento dei punti da affrontare, e nella settimana del 18 dicembre dovrebbe arrivare il via libera dall’Ecofin, il Consiglio di Economia e Finanza. Questi negoziati vedono Italia e Germania su fronti opposti, con quest’ultima decisa a mantenere un atteggiamento più rigido, contro l’interesse del nostro Paese, che è maggiormente gravato dal debito pubblico e ha quindi più difficoltà a rientrare nei criteri stabiliti.

Prima il Mes o il Patto – L’obiettivo di Meloni sarebbe di tenere Patto, Mes e bilancio europeo in un unico “pacchetto” per velocizzarne la discussione, mentre la Lega vorrebbe portare a casa prima l’accordo sul Patto: non un ricatto, ha detto al Corriere della sera il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, ma «se Bruxelles ci chiede tutta una serie di investimenti deve anche introdurre i necessari criteri di flessibilità». Di nuovo opposta la posizione di Forza Italia: il capogruppo alla Camera Paolo Barelli ha detto che l’approvazione del Mes «può essere utile per rasserenare gli altri Paesi europei e consentirci di ottenere una risposta positiva alle nostre richieste». La proposta di Fi, per aggirare la sovrapposizione che Lega e Fratelli d’Italia fanno tra l’approvazione e l’utilizzo effettivo del fondo, è quella di inserire nella legge di ratifica del Mes una “clausola di salvaguardia”, che richieda il voto del Parlamento per decidere se ricorrervi o meno.