Palazzo Chigi (Fonte: Wikimedia Commons)

È il giorno cruciale per il futuro del Superbonus. Il 20 febbraio il governo riceverà a Palazzo Chigi le categorie interessate dalle norme sui bonus edilizi che hanno bloccato lo sconto in fattura e la cessione dei crediti. Alle 16,30 la delegazione governativa accoglierà i vertici di Abi (Associazione bancaria italiana) insieme a Cdp (Cassa depositi e prestiti) e Sace (Servizi assicurativi e finanziari per le imprese), mentre alle 17,15 sarà la volta dei rappresentanti di costruttori, artigiani e proprietari di case. Nei giorni successivi all’annuncio della stretta, le associazioni di categoria si erano espresse duramente contro la scelta del governo, sostenendo che i crediti incagliati potrebbero portare allo stop definitivo di 90mila cantieri e al fallimento di 25mila imprese, con la conseguente perdita di 130mila posti di lavoro.

Le posizioni delle categorie – Le categorie colpite dalle nuove norme sui bonus edilizi non hanno mancato di esprimere il loro disappunto per una decisione ritenuta inaspettata e pericolosa. Federcostruzioni (Federazione di Confindustria che rappresenta la filiera edile) ha definito la scelta del governo «disastrosa, poiché apre una voragine economica e sociale» senza individuare meccanismi per sbloccare i crediti. La speranza è quella di trovare una soluzione durante il tavolo in programma a Palazzo Chigi, coniugando gli interessi degli attori economici con la sostenibilità dei conti pubblici. All’incontro parteciperanno anche banche, artigiani e proprietari di case: l’obiettivo comune è quello di tracciare la rotta per sbloccare i cantieri fermi e «rivitalizzare la circolazione dei crediti, perché le banche hanno liste di clienti in attesa», come ha ricordato a Repubblica il presidente di Abi, Antonio Patuelli.

Soluzioni sul tavolo – Tra le proposte portate sul tavolo, le associazioni di categoria chiedono di compensare i crediti trattenendo una percentuale (si parla dell’1%) dai versamenti delle imposte effettuati in banca tramite i modelli F24. La seconda soluzione auspicata è quella di invitare le grandi partecipate pubbliche ad acquistare i crediti fiscali. Per questa ragione, anche i vertici di Cdp e Sace saranno presenti al tavolo con il governo. Più complessa invece la strada della cartolarizzazione dei crediti, che prevede la vendita come obbligazioni dei crediti d’imposta maturati con il Superbonus. La preoccupazione, in questo caso, è che l’operazione richieda tempistiche troppo lunghe, mentre ormai «non abbiamo più tempo», come ha ammonito l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili).

L’annuncio dei sindacati – Anche i sindacati annunciano battaglia qualora non si trovino soluzioni per evitare la perdita di migliaia di posti di lavoro. Cgil e Uil hanno già minacciato lo sciopero generale della filiera se il governo non tornerà sui propri passi. La Cisl mantiene invece una posizione più cauta, sebbene richieda maggiore trasparenza al governo: «Negli ultimi giorni si è detto di tutto su bonus e Superbonus edilizi. È opportuno fare un po’ di chiarezza nell’interesse di tutti», ha dichiarato Enzo Pelle, segretario della Filca-Cisl.