«Una piazza che unisce persone con idee diverse è uno scandalo, e questo scandalo si chiama democrazia»: così Michele Serra, penna di Repubblica, ha aperto la manifestazione per l’Europa di sabato 15 marzo a Roma. Secondo gli organizzatori, all’appello del giornalista hanno risposto 50mila persone. Il raduno in Piazza del Popolo ha unito sotto la bandiera a 12 stelle partiti, sindacati, associazioni religiose e rappresentanti del mondo della cultura che non sempre condividono la stessa idea di Europa. A spaccare i manifestanti è il piano ReArm Europe promosso dalla Commissione europea: 800 miliardi per incentivare l’aumento di spesa militare dei singoli stati membri dell’Unione e a livello comunitario. Per questo in piazza, accanto a quelli europei, non mancavano i vessilli arcobaleno della pace, così come le bandiere ucraine e georgiane.

Gli assenti – I grandi assenti in piazza, oltre alle forze di centrodestra al governo, erano gli esponenti del Movimento 5 Stelle. Unico leader di opposizione ad aver disertato, Giuseppe Conte, che ha dichiarato di non voler «manifestare sotto la bandiera di questa Europa delle armi». Il presidente pentastellato non volta le spalle all’Ue, ma solo alla sua svolta bellicista: «Diciamo no a una Europa che lascia gli Stati liberi di spendere in armi una montagna spropositata di miliardi mentre si impongono vincoli sulle spese in sanità e scuola, per le imprese e l’innovazione».
Stefano Patuanelli, capogruppo M5S in Senato, ha definito la piazza di sabato «troppo ambigua» e ha rilanciato l’idea di Conte per una contro-manifestazione il 5 aprile per dire no all’aumento delle spese militari. «La nostra piazza di aprile sarà più chiara e netta», ha affermato il senatore, criticando la linea poco chiara del Pd in materia di riarmo.

Opposizione divisa – Anche se la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha parlato di una «giornata straordinaria» di «partecipazione per l’Europa» chiedendo uno stop alle polemiche, le divisioni interne al suo partito rimangono. E si fanno più evidenti ora che i gruppi di Camera e Senato si riuniranno per decidere la risoluzione da presentare in risposta alle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in Parlamento sul prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. Per far passare la sua linea, la segretaria dovrà puntare su quelle criticità del piano von der Leyen che mettono d’accordo la sua posizione con quella dell’ala riformista del partito.
Ma è l’intero fronte dell’opposizione a essere diviso: anche i 5 Stelle presenteranno una risoluzione per esprimere contrarietà al riarmo e all’uso dei fondi di coesione per le spese belliche. Come Conte, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana insiste sulla linea pacifista: si è infatti presentato alla manifestazione in Piazza del Popolo solo dopo essersi assicurato che la linea dell’evento non fosse a favore del piano ReArm. Mentre da Azione e +Europa rimane forte il sostegno a Kiev: Carlo Calenda e Riccardo Magi erano accompagnati da rappresentanti delle comunità ucraine e georgiane sabato 15. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Calenda ha poi sottolineato come «le differenze di quella piazza finiranno per ridefinire la politica italiana», con i 5 Stelle sempre più vicini alla Lega in politica estera e Forza Italia silente ma legata alle posizioni dei Popolari di von der Leyen in Europa.