Gli studenti di Seoul, Sud Corea, disegnano il fiocco rosso, simbolo della lotta all'AIDS con degli ombrelli

Gli studenti di Seoul, Sud Corea, disegnano il fiocco rosso, simbolo della lotta all’AIDS con degli ombrelli

A Milano, le finestre illuminate del Pirellone disegnano la scritta “Stop Aids”. Un murales appare invece nella sudafricana Città del Capo, che ricorda “There’s life beyond HIV”, c’è vita oltre l’HIV. A Seoul, in Sud Corea, gli studenti aprono gli ombrelli, e compongono un fiocco rosso sulla scalinata dell’università. Tutto il mondo prova a ricordare l’importanza della prevenzione e della consapevolezza. Lo fa il primo dicembre, la data dedicata alla lotta contro l’AIDS dal 1987.

Ma la battaglia sta fallendo. Dal 1981 il virus ha ucciso oltre venticinque milioni di persone. Ogni anno aumentano le infezioni nel mondo. Tra le 3.500 e le 4.000 solo in Italia, come riporta l’Istituto Superiore della Sanità. In Europa, 142mila nuovi casi nel 2014 secondo l’Oms, mai così tanti quelli registrati. Neanche negli anni ’80, quando il mondo ha conosciuto la malattia. Non solo. Negli Stati Uniti, l’ente federale AIDS.gov denuncia più di 1,2 milioni di affetti da HIV, 50mila contagi all’anno. E nel continente africano – dove il virus è la prima causa di morte tra i giovani – sono ventisei i nuovi casi ogni ora. Ancora più allarmanti i dati sulla consapevolezza dell’epidemia. Secondo il rapporto 2015 dai centralini telefonici LILA (Lega Italiana per la Lotta all’AIDS), il 36% della popolazione italiana non ha mai fatto un test. E la conseguenza è che «oltre il 50% delle persone scopre di avere contratto l’HIV in una fase molto avanzata dell’infezione», commenta il presidente dell’associazione Massimo Oldrini.

Tante – ma non abbastanza – le iniziative per ricordare che l’allarme non è ancora rientrato e che l’unico modo per sconfiggere la malattia oggi è la prevenzione. In tutte le città italiane comparirà su un muro la parola AIDS composta da profilattici. Chiunque può staccarli e portarseli via, dal primo dicembre per tutta la settimana. Le quattro lettere finiranno per scomparire: una metafora che i Giovani della Croce Rossa Italiana hanno pensato per ricordare che solo utilizzando il preservativo si può prevenire il contagio. Importante, inoltre, è stato quest’anno il protocollo d’intesa con Durex Italia, che ha fornito all’associazione oltre 73mila contraccettivi da distribuire nei luoghi di ritrovo dei ragazzi, i più colpiti dal virus. La Croce Rossa si è mossa anche sui social, chiedendo l’aiuto di tre famosi youtuber – Il Pancio, Homyatol e Maurizio Valente – per la realizzazione di video spot con cui poter comunicare l’importanza del sesso sicuro.

Test gratuiti per tutti. È ciò che ha pensato la LILA, che dal 6 dicembre farà partire anche una raccolta fondi per promuovere la sensibilizzazione e la conoscenza del test rapido salivare, che in pochi minuti permette di sapere se si è contratto il virus. E sulla scoperta del contagio punta anche l’Arcigay. In collaborazione con la Chiesa Valdese sta lavorando per una mappatura di tutti i punti in cui è possibile fare il test gratuitamente.

Dall’attore Rock Hudson, la prima star vittima dell’AIDS nel 1985, fino all’ultimo annuncio di contagio a Hollywood, quella di Charlie Sheen, passando per Freddy Mercury, uno dei più famosi artisti uccisi dal virus. La televisione può fare la sua parte per la sensibilizzazione e raccontare le vite di persone famose e non che si sono scontrati con la malattia. È quello che ha pensato Sky, che dal primo dicembre manderà in onda sul canale dedicato al cinema cult alcuni dei film che raccontano la battaglia contro l’HIV. In prima visione “Dallas Buyers Club” – tre premi oscar – poi il documentario “Larry Kramer, per amore e per rabbia” e “The normal heart”, entrambi di casa HBO.

Michela Rovelli