«Il male esiste. Molte donne uccidono i figli, ma in tutti i casi si fanno delle perizie psichiatriche». Con queste parole l’avvocata di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani, ha convinto la Corte d’Appello. I giudici di Milano hanno confermato la necessità di ulteriori perizie psichiatriche sulla donna che nel luglio 2022, secondo l’esito del processo di primo grado, avrebbe lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi. La nuova perizia psichiatrica sarà affidata a nuovi periti il prossimo 28 febbraio, poiché «il compendio probatorio risulta incompleto, lacunoso e contraddittorio».
Durante la lettura delle motivazioni di accusa e difesa, la donna è rimasta impassibile, per poi scoppiare in un pianto quando Pontenani ha parlato dei suoi gesti come di un «crimine terribile» e si è riferita alla sua assistita coma a una «donna rovinata e senza futuro». Al termine dell’udienza, prima di essere ricondotta in carcere Pifferi ha abbracciato la sua legale.
Il processo e le perizie – La donna è già stata condannata all’ergastolo in primo grado. La Corte le aveva riconosciuto la pena massima per aver abbandonato consapevolmente per più giorni la figlia Diana.
Il quadro cognitivo è stato, nel primo processo, motivo di scontro tra accusa e difesa. Dopo due respingimenti da parte del giudice per le indagini preliminari, l’avvocata Pontenani aveva richiesto una perizia psichiatrica, basandosi su una consulenza di parte effettuata da due psicologhe del carcere di S. Vittore, ora indagate per favoreggiamento. L’accusa si era opposta alla richiesta, accusando le psicologhe di aver manipolato Pifferi.
La Corte di Assise aveva allora commissionato allo psichiatra Elvezio Pirfo, perito del tribunale, una nuova valutazione sulla donna, che ne aveva attestato la piena capacità di intendere e di volere, da subito contestata dalla difesa. I giudici avevano però accolto la consulenza dell’esperto, già impiegato nel processo ad Annamaria Franzoni per il delitto di Cogne, e condannato Pifferi all’ergastolo.
Recupera qui le motivazioni della prima perizia: Bimba morta di stenti, perizia: la madre di Diana «capace di intendere e volere»

La sorella di Alessia Pifferi, Viviana, indossa una maglietta con la foto della nipote Diana
Le motivazioni dell’accusa – L’udienza del 10 febbraio si è aperta con le deposizioni della sostituta procuratrice generale, Lucilla Tontodonati, e dell’avvocato di parte civile Emanuele De Mitri, voce della mamma e della sorella di Pifferi. «Alessia Pifferi è una donna bugiarda e simulatrice. Chiediamo di porre fine a questa storia», ha dichiarato De Mitri, a cui ha fatto eco la sorella dell’imputata.
Davanti alle telecamere, Viviana Pifferi ha ancora una volta chiesto una conclusione della vicenda: «La porta con la bambina dentro è stata chiusa da lei, che non mi sembra incapace di intendere e di volere. In tutta la vita non mi è mai sembrata così. Più si va avanti, più diventa pesante». Per questo, «non c’è spazio per il perdono» nei confronti della sorella.
Nell’intervento che ha aperto il processo di Appello, la sostituta procuratrice generale Tontodonati ha tentato di demolire la validità dei documenti presentati dalla difesa, tra cui una relazione redatta su Pifferi quando aveva sei anni. La valutazione che avrebbe rilevato «turbe psichiche», non sarebbe però, secondo l’accusa, attendibile a livello di validità.
Per le perizie su cui fanno affidamento accusa e parte civile, invece «Pifferi presenta elementi di incapacità di stabilire relazioni mature e adulte, ma non ha nessun deficit cognitivo né disturbi della personalità».