Uno a zero per i tassisti. Il Tribunale di Milano ha bloccato UberPOP, il servizio dell’app Uber che permette a chiunque abbia un’auto di proprietà, una patente valida e la fedina penale pulita di offrire passaggi in auto a prezzi concorrenziali. Nella mattinata del 26 maggio il giudice ha accolto il ricorso d’urgenza presentato dai tassisti per concorrenza sleale. Risultato? App oscurata e servizio sospeso su tutto il territorio italiano, con effetto immediato. Palla al centro, però: non c’è dubbio che Uber si appellerà alla corte. Il copione è già stato scritto in Spagna a dicembre, quando una corte di Madrid ha sospeso il servizio e la compagnia americana dei passaggi in auto ha reagito impugnando il verdetto.

Tassisti sciopero Uber

Nell’ultimo anno i tassisti hanno protestato contro Uber in diverse città italiane. Nella foto: alcuni manifestanti torinesi allo sciopero nazionale del 15 febbraio 2015 (Foto di: Ansa).

Per il momento l’Italia va ad aggiungersi all’elenco dei Paesi dove UberPOP non esiste. E i tassisti esultano. Il servizio è vietato nei Paesi Bassi, in Thailandia e a Nuova Delhi ed è fortemente regolamentato a Singapore. Dopo una lunga serie di sentenze, a marzo Uber è stato sospeso da un tribunale anche in Germania, mentre in Francia la corte d’appello di Parigi ha rimandato la decisione a settembre, in attesa del verdetto sulla costituzionalità della normativa che regolamenta il servizio taxi. In entrambi i casi, come in Spagna, la compagnia ha reagito appellandosi, ma anche impegnandosi a trovare un modo per continuare a offrire il servizio senza infrangere la legislazione locale. Nel frattempo, però, Uber prosegue la sua battaglia per cambiare le leggi, a colpi di lobbying e di sentenze: ha già presentato ricorso contro Francia, Germania e Spagna alla Commissione Europea. La ragione? Secondo l’azienda californiana, le leggi sui taxi sono discriminatorie e le sentenze ostacolano la libertà di offrire servizi.

In Italia, intanto, il verdetto del Tribunale di Milano suscita reazioni diverse. Se l’ex Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo Rezni, Maurizio Lupi, esulta, in molti vedono nella decisione della corte l’ennesima vittoria per una lobby sempre meno amata.

Il servizio offerto da UberPOP, lanciato in Italia nel 2014, pone una sfida non da poco ai tassisti, che nell’ultimo anno hanno reagito con scioperi e manifestazioni in tutta Italia. La concorrenza, sleale o no, c’è, e si vede sin dal prezzo: se andare in taxi dalla stazione di Termini a Piazza del Popolo a Roma costa circa 25 euro, con la app americana si spende meno della metà (12 €). Per i tassisti, però, chi offre i passaggi tramite Uber non è altro che un abusivo. E la sentenza del tribunale di Milano dà loro ragione (almeno per ora).

Chiara Severgnini