Uno a zero per i tassisti. Il Tribunale di Milano ha bloccato UberPOP, il servizio dell’app Uber che permette a chiunque abbia un’auto di proprietà, una patente valida e la fedina penale pulita di offrire passaggi in auto a prezzi concorrenziali. Nella mattinata del 26 maggio il giudice ha accolto il ricorso d’urgenza presentato dai tassisti per concorrenza sleale. Risultato? App oscurata e servizio sospeso su tutto il territorio italiano, con effetto immediato. Palla al centro, però: non c’è dubbio che Uber si appellerà alla corte. Il copione è già stato scritto in Spagna a dicembre, quando una corte di Madrid ha sospeso il servizio e la compagnia americana dei passaggi in auto ha reagito impugnando il verdetto.
Per il momento l’Italia va ad aggiungersi all’elenco dei Paesi dove UberPOP non esiste. E i tassisti esultano. Il servizio è vietato nei Paesi Bassi, in Thailandia e a Nuova Delhi ed è fortemente regolamentato a Singapore. Dopo una lunga serie di sentenze, a marzo Uber è stato sospeso da un tribunale anche in Germania, mentre in Francia la corte d’appello di Parigi ha rimandato la decisione a settembre, in attesa del verdetto sulla costituzionalità della normativa che regolamenta il servizio taxi. In entrambi i casi, come in Spagna, la compagnia ha reagito appellandosi, ma anche impegnandosi a trovare un modo per continuare a offrire il servizio senza infrangere la legislazione locale. Nel frattempo, però, Uber prosegue la sua battaglia per cambiare le leggi, a colpi di lobbying e di sentenze: ha già presentato ricorso contro Francia, Germania e Spagna alla Commissione Europea. La ragione? Secondo l’azienda californiana, le leggi sui taxi sono discriminatorie e le sentenze ostacolano la libertà di offrire servizi.
In Italia, intanto, il verdetto del Tribunale di Milano suscita reazioni diverse. Se l’ex Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo Rezni, Maurizio Lupi, esulta, in molti vedono nella decisione della corte l’ennesima vittoria per una lobby sempre meno amata.
Su #UberPop Tribunale #Milano mi dà ragione:è concorrenza sleale ai tassisti.Io avevo detto che era illegale. Legge e buon senso prevalgono
— Maurizio Lupi (@Maurizio_Lupi) May 26, 2015
Ancora la lobby #tassisti che cerca di bloccare il futuro? Tutti con @Uber #uberpop http://t.co/Mk1OoxjxYK pic.twitter.com/lmk5LCZAEH
— Pietro Vermicelli (@PVermicelli) May 26, 2015
competitività spaventa:bloccato #Uberpop -vittoria #lobby #taxi grazie a giudice #garantista #sconfitta tutti #Libbbberismo #TaxistasvsUber
— Giulio Andreoli (@GiulioAndreoli) May 26, 2015
Il servizio offerto da UberPOP, lanciato in Italia nel 2014, pone una sfida non da poco ai tassisti, che nell’ultimo anno hanno reagito con scioperi e manifestazioni in tutta Italia. La concorrenza, sleale o no, c’è, e si vede sin dal prezzo: se andare in taxi dalla stazione di Termini a Piazza del Popolo a Roma costa circa 25 euro, con la app americana si spende meno della metà (12 €). Per i tassisti, però, chi offre i passaggi tramite Uber non è altro che un abusivo. E la sentenza del tribunale di Milano dà loro ragione (almeno per ora).
Chiara Severgnini