Il ghiaccio non ha fatto in tempo a sciogliersi, che già la relazione tra Cina e Stati Uniti è tornata sottozero. Durante un evento di raccolta fondi per la campagna elettorale in California martedì 20 giugno, il presidente statunitense Joe Biden ha definito il presidente Xi Jinping un “dittatore” e la Cina un Paese dalle “gravi difficoltà economiche”. Poche parole che hanno messo in discussione le diverse ore di faticosi colloqui dei giorni precedenti da parte del segretario di Stato Usa Antony Blinken, in visita a Pechino per riallacciare i rapporti con la Repubblica popolare. Pronta la risposta del ministero degli Esteri cinese, che ha ritenuto «assurde e irresponsabili» le parole del presidente USA.
Dittatore – Il discorso rivolto ai californiani raccolti per sostenere la sua candidatura alle presidenziali del 2024 non poteva prescindere dal dossier Cina. Questo Biden lo sapeva bene quando a favore di telecamera si è mostrato “tough on China”, duro con la Cina, nel commentare le tensioni tra le due superpotenze. A proposito dell’incidente del pallone spia cinese che lo scorso febbraio è stato abbattuto dal Pentagono dopo aver sorvolato lo spazio aereo americano, Biden ha detto che «la ragione per cui Xi Jinping si è alterato è che non sapeva che il pallone fosse lì», aggiungendo che «è un grande imbarazzo per i dittatori quando non sanno cosa sia successo». Nella mattinata di mercoledì 21 la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha definito le parole di Biden «assurde e irresponsabili», sottolineando che «ledono la dignità politica della Cina».
Nonostante la gaffe di Biden, al momento i lavori per un bilaterale con Xi previsto per il prossimo novembre non sembrano essere in discussione. Il leader americano incontrerà invece a breve il presidente indiano Narendra Modi, con il quale si prevede affronterà anche il tema delle tensioni militari di Delhi al confine con la Cina.
Altro che disgelo – Le dichiarazioni di Biden arrivano a un solo giorno di distanza dalla visita di Antony Blinken a Pechino, durante la quale il segretario di Stato ha incontrato il presidente Xi e le massime cariche politiche del Paese. Un viaggio che aveva riacceso la speranza di un’apertura al dialogo ad alti livelli tra Washington e Pechino dopo le tensioni degli ultimi mesi. A seguito dell’incontro Xi si è detto ottimista di poter trovare un «terreno comune» con i vertici americani mentre Blinken ha ribadito in conferenza stampa che «gli Stati Uniti non supportano l’indipendenza di Taiwan». Un commento, quello del segratrio di Stato USA, in linea con la politica ufficiale di Washington che prevede il mantenimento dello status quo dell’unica Cina. Sulla questione del pallone aerostatico, al suo rientro in patria Blinken aveva dichiarato in un’intervista alla MSNBC di poter considerare l’incidente «superato».