«Il Partito Democratico ha fallito nel rappresentare l’America che vota davvero», questa l’impressione del professore di Storia americana dell’Università Statale di Milano, Marco Sioli, che poche ore prima della chiusura dei seggi ha dato a «La Sestina» le sue impressioni sui possibili scenari e ha seguito la prima parte dello spoglio elettoralie dal Consolato americano a Milano.

La vittoria di Trump è un prodotto del fallimento del partito Democratico?
Si, del partito Democratico e dei sondaggi, che ci hanno tenuto falsamente in sospeso. Questo ticket democratico non poteva rappresentare l’America profonda, e soprattutto gli stati del Midwest. Quello di Trump non è quasi più un partito politico, ma un movimento populista che prende atto dei fallimenti dell’amministrazione Biden soprattutto nel secondo periodo. Ho sempre pensato che l’unico che potesse battere Trump era Biden, che si è dimostrato fragile.
Trump porta la visione di una nuova America, che è quella del cercare di risollevare gli stati che hanno sofferto molto, ossia quelli del Midwest e della Rust belt. Nel mio viaggio da Chicago a Savannah in Georgia e mi sono reso conto che c’era qualcosa che non funzionava, con inflazione e un malcontento diffuso che ora si sono tradotti in una valanga rossa.

Trump ha basato la sua campagna elettorale sull’aggressività e sulle bugie, la sua comunicazione si baserà su questo?
Non penso che la linea sarà questa. Si capisce che Trump ha faticato, è anziano. Ha fatto novecento meeting andando in giro a stringere mani e stravolta ha stravinto.

Quali sono le priorità di Trump adesso?
Le due “I”: immigrazione e inflazione. Sono i due punti forti che hanno portato Trump alla vittoria, e ciò da cui partirà adesso. Per quanto riguarda l’immigrazione, cercherà da una parte di arginarla, dall’altra di deportare. Questa gestione dell’immigrazione rischia però di causare una nuova ondata di inflazione, perché molte fabbriche funzionano grazie agli immigrati. Se non ci sono più contadini del Sud America che mietono il grano o raccolgono frutta, la conseguenza potrebbe essere una nuova corsa dei prezzi.

Quale è stato il ruolo di JD Vance nella vittoria di Trump, e che importanza avrà nella sua presidenza?
Trump è molto bravo a scegliere le persone da tenere al suo fianco, ha scelto bene con Vance come con Elon Musk. JD Vance è quello che più rappresenta quest’America, rappresenta il futuro. Nel suo libro «Elegia americana» racconta il fallimento degli anni clintoniani. Rappresenta anche una componente multietnica perché è sposato con una donna di origini indiane. Credo che Vance possa completare bene questo «Movimento populista» di cui Trump è il pupazzo.

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