«Viva la libertà, dannazione!», ha ripetuto tre volte Javier Milei, il neoinsediato presidente dell’Argentina, nel suo discorso tenuto il 10 dicembre a Buenos Aires, di fronte a migliaia di persone. “L’anarco-capitalista”, così come si definisce lui stesso, ha vinto con il 56% dei voti al ballottaggio del 19 novembre con la sua coalizione liberista di estrema destra e ora promette una terapia economica «choc». Il quotidiano La Naciòn parla di «rivoluzione conservatrice», il Clarìn di «un’eredità drammatica». Intanto, i mercati non sembrano preoccuparsi: il principale indice della Borsa argentina cresce di oltre il 5%.

«Una nuova era» – Milei ha parlato direttamente alla folla, assiepata in Piazza del Congresso, stravolgendo il protocollo che prescrive che il neopresidente si rivolga al Parlamento. L’uomo che prometteva di tagliare la spesa pubblica argentina con la motosega, lo ha ripetuto nel suo discorso durato circa 30 minuti. Un discorso che ha riguardato soprattutto la disastrosa condizione economica del Paese sudamericano: in Argentina l’inflazione tende al 15.000% all’anno, il debito è arrivato a 100 miliardi di dollari e due cittadini su cinque sono poveri. «Non ci sono soldi», ha detto il presidente, aggiungendo: «Non c’è alternativa allo choc». L’anarcocapitalista ha paragonato la sua vittoria elettorale alla caduta del Muro di Berlino per invertire 100 anni di «povertà, stagnazione e miseria». L’accusa, nemmeno troppo velata, è al “kirchnerismo”, cioè all’ex capo dello Stato Nestor Kirchner e soprattutto alla presidente che è venuta dopo, nonché sua moglie, Cristina Kirchner, che ha rivolto il dito medio contro la folla che la criticava aspramente.

La cerimonia – Milei è arrivato al Congresso su una decappottabile, salutando gli elettori con la sorella Karina. Erano presenti sul palco dove Milei ha tenuto il discorso, il re di Spagna Felipe VI, il presidente ucraino Volodymir Zelensky, quello ungherese Viktor Orbàn, l’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro. Il capo dello Stato uscente del Paese Alberto Fernàndez ha posato sulla spalla di Milei la fascia con la bandiera argentina. Poi c’è stato il tradizionale scambio del bastone tra i due presidenti: un altro momento in cui Milei ha voluto sottolineare la sua rottura con il passato, considerando che ha scelto un bastone diverso da quello storico da sempre utilizzato. Milei si è poi spostato alla Casa Rosada, il palazzo presidenziale, dove ha tenuto un altro (breve) discorso. Infine, si è tenuta una cerimonia interreligiosa nella Cattedrale di Buenos Aires e un gala al Teatro Colòn.

La reazione dei media – I principali giornali del mondo hanno aperto con il discorso di Milei: per il Financial Times il neopresidente «promette di curare l’Argentina». Il Guardian parla di «punto di non ritorno per il Paese». Lo spagnolo El Paìs e l’americano Whashington Post sottolineano i «tagli duri e dolorosi» che Milei ha annunciato. Anche guardando in casa, il quotidiano argentino La Naciòn scrive di una «concezione populista della politica» che promette una «rivoluzione conservatrice». Il principale giornale del Paese Clarìn riconosce che «l’eredità dei governi precedenti è drammatica» e che i mercati attendono le decisioni che saranno prese sull’economia, come sull’emissione della moneta o sul tasso di cambio. Per ora la Borsa argentina è salita del 5%. Forse complice anche il fatto che la dollarizzazione, molto presente nella campagna elettorale di Milei, nel discorso del 10 dicembre è passata in secondo piano.