Si chiamava Peyton Ham il ragazzo ucciso il 13 aprile da due colpi di pistola sparati da un poliziotto nel Maryland, ultima vittima in ordine di tempo di un’azione delle forze dell’ordine negli Stati Uniti. Sul caso è stata aperta un’inchiesta per verificare la correttezza della procedura d’arresto dell’agente coinvolto, la cui identità non è stata ancora rivelata. Il ruolo e la condotta della polizia sembrano comunque destinati a incendiare l’opinione pubblica americana ancora per molto tempo. Dal 29 marzo gli Sati Uniti seguono con attenzione il processo per l’omicidio di George Floyd, al quale si è poi aggiunto l’11 aprile il caso Daunte Wright dove, però, l’errore umano potrebbe aver giocato un ruolo determinante.

Peyton Ham – Sono le 13:30. Al 911 arrivano due chiamate da Leonardtown: «C’è un ragazzo che si comporta in modo sospetto» e forse ha una pistola con sé. Come ha poi raccontato alla CNN il colonnello della polizia di Stato Woodrow Jones, l’agente che è corso sul posto nel giro di pochi minuti si ritrova di fronte un ragazzo di 16 anni che in «posizione di tiro» gli punta una pistola contro. A quel punto, il poliziotto spara un colpo, ferendolo. Secondo alcuni testimoni, l’agente si è avvicinato al ragazzo che ha poi cercato di aggredirlo con un coltello. Il poliziotto spara un secondo colpo. Chiamati i soccorsi, Peyton Ham muore una volta arrivato all’ospedale. «Era incredibilmente intelligente – ha raccontato l’avvocato della famiglia – Il suo amore per la politica conservatrice era sempre al centro dei dibattiti famigliari. Voleva diventare un politico».

La poliziotta Kimberly A. Potter in una foto scattata dopo esser stata presa in custodia nella contea di Hennepin (Ansa, Hennepin County sheriff)

Daunte Wright – Intanto, in Minnesota, oggi 15 aprile si tiene il processo per l’omicidio del ventenne afroamericano Daunte Wright. Fermato lo scorso 11 aprile per una violazione del codice stradale, è stato ucciso con un colpo di pistola dall’agente di polizia Kimberly A. Potter che stava partecipando a un’esercitazione. La poliziotta, che ha rassegnato le dimissioni dal dipartimento centrale di polizia di Brooklyn, è accusata di omicidio colposo di secondo grado. Secondo il suo racconto, Potter, quando ha fermato Wright, avrebbe estratto per errore la pistola al posto del taser, il dispositivo per paralizzare, senza uccidere, i soggetti pericolosi. A confermare questa ricostruzione c’è un video, ripreso dalla body-cam che stava usando per l’esercitazione in cui si sente la voce dell’agente gridare per tre volte “taser”. Tuttavia, secondo Ben Crump, legale della famiglia Wright, «Non si tratta di un incidente. Questo è stato un intenzionale, deliberato e illegale uso della forza». Stando alle le leggi del Minnesota, Potter rischia 10 anni di carcere. Nel frattempo, l’agente ha pagato una cauzione di 100mila dollari e il 14 aprile è stata rilasciata dalla prigione della contea di Hennepin. Non mancano le proteste. Centinaia di persone occupano da giorni il centro di Brooklyn rievocando le manifestazione del Black Lives Matter.

George Floyd – In questi giorni è anche in corso il processo contro Derek Chauvin, il poliziotto accusato della morte di George Floyd del 25 maggio 2020, l’omicidio che ha dato origine al movimento Black Lives Matter. Iniziato lo scorso 29 marzo, il 14 aprile è stato chiamato come testimone della difesa il dottor David Fowler. Ex capo medico legale del Maryland, famoso per aver testimoniato in numerosi casi di abuso di potere da parte della polizia. Fowler ha dichiarato che secondo lui Floyd quel giorno morì per una combinazione di fattori che hanno poi causato l’arresto cardiaco: malattie al cuore preesistenti, uso di droghe ed esposizione ai gas di scarico dell’auto della polizia che era accanto a lui. Questi, aggiunti alla privazione d’ossigeno causata dalla “chokehold” (il ginocchio sul collo) da parte di Chauvin, ha portato alla morte di Floyd. «Se mettete tutte queste cose insieme, è veramente difficile dire quale di queste sia la principale», ha dichiarato Fowler, concludendo che la causa del decesso resta «indeterminata». Nei giorni scorsi si era espresso sul caso anche il tenente del distretto di Minneapolis Richard Zimmermann, affermando che «Non era assolutamente necessario bloccare Floyd con un ginocchio sul collo. Questo è un uso estremo della forza, un uso mortale».