Zona rossa, di nuovo. Quello di finire nella fascia caratterizzata dalle misure anti-Covid più stringenti sembra essere diventato ormai il destino della Lombardia, ma stavolta la giunta regionale non è d’accordo. Come anticipato dal governatore Attilio Fontana, lunedì 18 gennaio la Regione depositerà un ricorso al Tar del Lazio, con misura cautelare urgente, contro la decisione del governo di inserire la Lombardia nella fascia di massimo rischio. Dati non aggiornati e parametri non del tutto idonei a valutare le reali condizioni nella gestione della pandemia sono tra le principali obiezioni sollevate tra i vertici regionali, ai quali si è aggiunta nelle ultime ore anche la neo vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, che ha chiesto una sospensione della zona rossa di 48 ore, in attesa di un aggiornamento dell’indice Rt basato su dati più recenti.

«Dati non aggiornati» – Ancor prima che il ministro della Salute, Roberto Speranza, firmasse l’ordinanza che ha assegnato la Regione alla zona rossa, Fontana aveva in più occasioni mostrato il suo disaccordo, lamentando la non adeguatezza dei criteri utilizzati da Roma nell’assegnazione delle fasce di colore. Ma le esortazioni di Palazzo Lombardia sono servite a ben poco e di fatto il 17 dicembre la Regione è entrata in zona rossa, destinata a restarci fino almeno al 31 gennaio. «Sono state disposte due settimane di sostanziale lockdown con dati basati sulla settimana tra il 23 e il 30 dicembre. La fotografia sua cui è basata la stretta è datata. Anzi, superata», ha dichiarato Fontana al Corriere della Sera, motivando le ragioni alla base del ricorso. Secondo Palazzo Lombardia, infatti, i dati più recenti mostrerebbero un quadro nettamente migliorato con l’indice Rt ospedaliero sceso nell’ultima settimana sotto l’1.

? I dati giornalieri confermano una situazione ben lontana dalla necessità di una zona rossa per la Lombardia.
Ecco perché presentiamo ricorso.

Pubblicato da Attilio Fontana su Sabato 16 gennaio 2021

 

Il disaccordo della Regione – «Non si può accettare – ha sottolineato ancora Fontana in un messaggio video sulla sua pagina Facebook – che la Lombardia, per quanto riguarda gli altri parametri in condizioni migliori di altre regioni classificate come “arancioni”, subisca questo ennesimo colpo estremamente preoccupante per la sua economia e per la vita dei suoi cittadini». La mancanza di tempestività dei report con cui l’Istituto superiore della Sanità monitora l’andamento del contagio è dunque il primo punto contestato dai vertici regionali, ma non solo: secondo i dati impugnati dalla Regione, anche la situazione negli ospedali non sarebbe tra le peggiori in Italia. «I dati giornalieri confermano una situazione ben lontana dalla necessità di una zona rossa per la Lombardia», ha scritto Fontana sul suo account Facebook, con tanto di tabelle in allegato – elaborate dalla Regione in base ai del ministero della Salute. Una tra tutte pone la Lombardia al tredicesimo posto per numero di positivi ogni 100mila abitanti (21,1), ben al di sotto di molte altre regioni “arancioni”, come il Veneto (39,3) o l’Emilia-Romagna (37,6). Dati sostenuti da un altro grafico sullo stato degli ospedali: mentre la Lombardia si ferma a 4,53 ricoverati in terapia intensiva ogni 100mila abitanti, sono otto le regioni – come Veneto (6,88) o Marche (5,52) – con numeri più preoccupanti.

Il no fermo di Moratti – Fa sentire la sua voce anche la neo vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, che fin da subito ha appoggiato Fontana nella sua battaglia contro la decisione del governo. Non solo in accordo sui punti sollevati nel ricorso, Moratti si è rivolta direttamente a Speranza chiedendo una sospensione di 48 ore della zona rossa: «La revisione sollecitata per martedì sulla base di questi dati – ha commentato la vicepresidente regionale – potrà essere molto più puntuale e oggettiva e dimostrare il minor grado di rischio di Regione Lombardia. Si tratta di una sospensiva di 48 ore che sono certa troverà poi una conferma definitiva per l’intera Regione a seguito del ricalcolo aggiornato degli indici, che alla data del 16 gennaio a Regione Lombardia risulterebbe di 1,01, in decremento dall’1,17 di domenica 10 gennaio». Parole ferme, alle quali però non è seguita nessuna risposta ufficiale dal parte del governo, rimettendo di fatto il futuro (e il colore) della regione nelle mani del Tar.