Se non ci pensa il governo, lo faranno le regioni (a modo loro). In mancanza di una legge sul fine vita nazionale, la Toscana ha approvato la proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio assistito. Il progetto è  dall’associazione Luca Coscioni. «Il diritto al suicidio assistito è già sancito dalla Corte Costituzionale, ma manca la definizione di procedure e tempi certi», ha dichiarato Riccardo Magi, segretario di +Europa.

La sentenza – Nel 2019, infatti, una sentenza della Corte Costituzionale (qui il testo completo) prevede che si possa ricorrere al farmaco per interrompere le sofferenze di un malato «tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile», purché in grado di dare un consenso libero e informato. La sentenza inoltre cancella la punibilità per il medico che somministra il farmaco.
Da allora, e sull’impulso di casi come quello del Dj Fabiano Antoniani che aveva scelto di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera, la Consulta sollecita il Parlamento a legiferare senza ottenere risultati.
Prima della sentenza, il rischio per il paziente che volesse ricorrere all’eutanasia era di doversi farsi carico di reperire il farmaco letale e il macchinario per somministrarlo, come successo a Federico Carboni, la prima persona a ricorrere legalmente al suicidio assistito in Italia. A rischio erano anche i medici che somministravano il farmaco e le persone che accompagnavano il malato, come nel caso di Marco Cappato per Dj Fabo. La sentenza non ha però appianato le peripezie burocratiche alle quali un malato che voglia ricorrere al suicidio assistito deve sottoporsi, né accorciato le tempistiche. Per questo, appunto, servirebbe una legge.

Cosa dice la legge – Nata da una proposta di iniziativa popolare, la legge «Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito» (qui il testo completo) prevede l’Istituzione di una Commissione Multidisciplinare Permanente: entro 15 giorni dall’entrata in vigore della legge, le aziende sanitarie locali devono istituire una commissione composta da professionisti come palliativisti, psichiatri, anestesisti, psicologi e medici legali. Il testo approvato dalla giunta toscana definisce poi le tempistiche, stabilendo che la verifica dei requisiti del paziente da parte della commissione debba concludersi entro 20 giorni dalla ricezione dell’istanza. In caso di esito positivo, entro 10 giorni vengono definite le modalità di attuazione del suicidio assistito, e nei successivi 7 giorni l’azienda sanitaria fornisce il supporto necessario per l’autosomministrazione del farmaco. Viene poi stabilita la gratuità delle prestazioni.

Si spacca la destra – Dopo l’approvazione della proposta di legge regionale da parte del governo toscano, l’opposizione di centrodestra si è detta pronta al ricorso: «Può una regione intervenire su questo tipo di materie? Secondo noi sono esclusivamente prerogativa dello Stato e dunque del Parlamento», ha affermato Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia. Non tutti gli esponenti di destra, però, sembrano andare contro la decisione della Toscana. Le parole di Luca Zaia: «Basta ipocrisia, viene prima la libertà di scelta del paziente», fanno intendere che il governatore del Veneto si prepari a riproporre la tematica anche nella sua regione dopo la prima bocciatura da parte del Consiglio regionale, lo scorso gennaio.

Il fine vita nelle altre regioni – In Abruzzo, le discussioni che potrebbero portare ad una proposta di legge sul modello toscano sono in calendario per il 18 febbraio. L’Emilia Romagna e la Puglia hanno scelto lo strumento della delibera per regolamentare la pratica, evitando così la discussione in Consiglio regionale. Lo scorso 9 febbraio la giunta de Pascale ha istituito due organi che regolano l’attuazione della sentenza sul fine vita: un comitato regionale per l’etica nella clinica (COREC), fra i cui compiti ci sono la consulenza etica su singoli casi, e delle istruzioni tecnico-operative inviate alle Aziende sanitarie, linee guida con le indicazioni operative per la gestione delle richieste di suicidio medicalmente assistito. Situazione totalmente diversa per Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia, dove le maggioranze hanno bloccato la discussione e il voto approvando una mozione sull’incostituzionalità della proposta.