Luigi Genovese, 21enne neoeletto al Parlamento siciliano, è indagato con l’accusa di riciclaggio di denaro ed evasione fiscale insieme al padre Francantonio, deputato di Forza Italia già condannato in primo grado a 11 anni di carcere per una truffa sui corsi di formazione. Nella mattinata di oggi, 23 novembre, è scattata una maxi operazione della Guardia di finanza di Messina per il sequestro di aziende, conti e immobili per un valore di circa 100 milioni di euro di proprietà della famiglia Genovese. Oltre al padre e al figlio risultano indagati anche la sorella di Francantonio, Rosalia Genovese, e il nipote Marco Lampuri. «Sto già valutando insieme al mio legale di fiducia le iniziative da assumere in sede giudiziaria», ha fatto sapere Luigi Genovese, che si dice «certo di dimostrare la linearità e la regolarità della condotta mia e dei miei congiunti, nella gestione dei beni di famiglia».

Le accuse – Secondo i finanzieri messinesi, Luigi Genovese avrebbe orchestrato insieme al padre un sistema per riciclare denaro guadagnato illecitamente ed evadere il fisco. In particolare, a detta dell’accusa, padre e figlio avrebbero schermato 16 milioni di euro non compatibili con le dichiarazioni dei redditi di famiglia attraverso una polizza presso la società Credit Suisse Bermuda. Inoltre, per mezzo di operazioni immobiliari e trasferimenti finanziari, avrebbero cercato di evadere il pagamento di sanzioni accumulate nel tempo per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro. Nel tentativo di aggirare il fisco, Francantonio Genovese avrebbe ceduto tutto il suo patrimonio finanziario, immobiliare e mobiliare a Luigi, insieme a denaro proveniente dal precedente riciclaggio. Tra i beni sequestrati dalla Guardia di finanza ci sono anche vari conti bancari, la villa di famiglia a Ganzirri (Me) e diversi appartamenti tra Roma, Taormina e Messina.

Francantonio e Luigi Genovese

17mila preferenze – «Non avrò problemi perché seguirò i consigli di mio padre», ripeteva spesso nella campagna elettorale per le elezioni siciliane del 5 novembre il giovanissimo Luigi Genovese, studente di Giurisprudenza alla Luiss di Roma. Nella provincia di Messina è stato di gran lunga il candidato più votato, con oltre 17mila preferenze. Merito dell’influenza della famiglia Genovese, inossidabile nonostante le polemiche. Papà Francantonio Genovese, già deputato regionale, sindaco di Messina e segretario del PD siciliano, siede nel Parlamento nazionale dal 2008. Eletto per due volte con il Partito Democratico, a metà della legislatura in corso è passato a Forza Italia dopo che il PD aveva dato il via libera al suo arresto nell’ambito dell’indagine sui “Corsi d’oro”, attività di formazione finanziate con fondi regionali, statali ed europei che secondo l’accusa venivano utilizzati in modo improprio. La presenza di Luigi Genovese nelle liste di Forza Italia a sostegno del candidato del centrodestra Nello Musumeci aveva fatto discutere. Tanto che lo stesso Musumeci, poi vincitore della tornata elettorale, aveva chiesto a chi sostenesse un candidato “impresentabile” di non votare per lui come presidente di Regione. Una presa di distanza che non ha fermato la corsa di Luigi.

Quarto deputato indagato – A soli 18 giorni dal voto siciliano, Luigi Genovese è già il quarto dei 70 deputati eletti al Parlamento regionale a essere indagato. Prima di lui c’erano stati Cateno De Luca, eletto sempre a Messina nella lista Udc-Sicilia Vera e sospettato di evasione fiscale, Edy Tamajo del centrosinistra, accusato di aver comprato alcune preferenze per 25 euro al voto, e Riccardo Savona, deputato di Forza Italia che con la moglie avrebbe messo in atto truffe su compravendite immobiliari. Le indagini colpiscono esponenti di tutte le forze politiche, e anche il Movimento Cinque Stelle non è stato risparmiato: Fabrizio La Gaipa, primo dei non eletti nella provincia di Agrigento, è ai domiciliari dallo scorso 14 novembre con l’accusa di estorsione.