“Il 41 bis serve solo per evitare altri reati”. Nel caso di Alfredo Cospito, servono fatti concreti per giustificarlo. Questa la posizione del sostituto procuratore generale della Cassazione, Pietro Gaeta, in vista dell’udienza del 24 febbraio sul ricorso presentato dalla difesa dell’anarchico pescarese. Secondo il Pg, senza prove e “basi fattuali” sulla capacità del pescarese in sciopero della fame da 115 giorni di orchestrare operazioni terroristiche anche da recluso, il regime di carcere duro non sarebbe ammissibile. Parere contrapposto rispetto all’ultimo provvedimento del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha rigettato l’istanza di revoca del 41 bis per l’anarchico proprio per il suo ruolo di “ispiratore” dei disordini anarchici delle scorse settimane. Mentre diversi gruppi in supporto di Cospito continuano a organizzare sit-in di protesta per chiedere l’abolizione in toto del 41 bis definendolo “tortura”, le condizioni del detenuto rimangono stabili, anche se precarie.

La richiesta del Pg – 12 pagine di requisitoria potrebbero cambiare le sorti del caso Cospito. Nel fascicolo depositato lo scorso martedì 7 febbraio, la procura generale della Cassazione ha chiesto di rivedere ed eventualmente revocare il regime di carcere duro per l’anarchico insurrezionalista, proponendo un rinvio a nuovo esame. Secondo il magistrato il provvedimento del tribunale di Sorveglianza di Roma che ha confermato il 41bis per Cospito sarebbe da annullare per mancanza di “basi fattuali” utili a giustificare eventuali collegamenti dell’anarchico con associazioni terroristiche esterne al carcere. Il 41 bis, si legge nel documento, dovrebbe servire a evitare “ulteriori reati o attività dell’associazione esterna”. L’ideologia da sola no basta. Il Pg specifica che pur ammettendo il ruolo di capo e ispiratore della Federazione anarchica informale, le posizioni di Cospito e gli scritti condivisi dal carcere non sono sufficienti per giustificare il carcere duro. Il 41 bis, continua la procura generale “non può essere desumibile interamente ed unicamente” dal ruolo che il detenuto ricopre per la comunità anarchica “in ragione dei suoi scritti e delle condanne riportate”.

Carabinieri e Polizia presidiano l’ ingresso dell’Ospedale San Paolo dove è ricoverato Alfredo Cospito, Milano, 12 Febbraio 2023. ANSA/PAOLO SALMOIRAGO

Il rigetto di Nordio – La requisitoria della Procura generale della Cassazione si mostra in netto contrasto con la posizione mantenuta finora dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il 9 febbraio un provvedimento del Guardasigilli aveva rigettato l’istanza di revoca dell’avvocato della difesa, Fabio Rossi Albertini, presentata il 12 gennaio. Alla base del rigetto, la considerazione di Nordio che l’anarchico pescarese dovesse essere contenuto proprio per il suo ruolo di “ispiratore” e “istigatore della galassia anarchica ad azioni violente”. Il ministro, su consiglio del parere trasmesso dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, aveva inoltre ritenuto necessario il mantenimento del regime di carcere duro per “contenere l’indubbia carica di pericolosità sociale del detenuto”, considerandolo idoneo per un eventuale regime “dell’alta sicurezza”, circuito diverso dal regime carcerario e regolato direttamente dall’amministrazione penitenziaria.

Le condizioni di Cospito – Dopo oltre 100 giorni di sciopero della fame, sabato 11 febbraio Cospito è stato trasferito “in via precauzionale” dal carcere di Opera all’ospedale San Paolo di Milano per un rischio di “edema cerebrale e aritmie cardiache potenzialmente fatali”. Pesa 70 chili e oltre agli integratori, in ospedale avrebbe rifiutato la sedia a rotelle. Le sue condizioni rimangono per ora stabili, mentre i medici cominciano a valutare l’ipotesi dell’alimentazione forzata.