Febbraio segna l’inizio della «fase 2» del piano vaccinale italiano contro la Covid-19, quella riguardante gli anziani e il personale più esposto, come forze dell’ordine e insegnanti. Le regioni partiranno in ordine sparso: in Veneto le inoculazioni inizieranno il 15 febbraio, in Lombardia il 24, mentre già da oggi, lunedì 8 febbraio, in Umbria, Sicilia e Puglia sarà possibile per le categorie interessate inviare una «manifestazione di interesse» per il trattamento. Anche per quanto riguarda i sistemi di prenotazione ci sono differenze regionali: in Friuli-Venezia Giulia saranno attivi i centri unici di prenotazione, mentre in Emilia-Romagna e Lombardia gli interessati stanno iniziando a ricevere e-mail e lettere dalle aziende sanitarie e nei prossimi giorni sarà attivo un portale online.

I numeri –  Al momento i vaccinati in Italia sono 2.547.000, di cui 1.760.000 operatori sanitari e 260.000 ospiti di Rsa, le residenze per anziani. L’obiettivo è di vaccinare 4 milioni di persone in febbraio e di raddoppiare questo numero in marzo, per arrivare ad aprile con 14 milioni. In tal modo, con le categorie più esposte e vulnerabili sotto controllo, la letalità dovrebbe essere ridotta in modo sostanziale. La «fase 3», che dovrebbe iniziare tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate, coinvolgerà invece il resto della popolazione e dovrebbe limitare in maniera pressoché definitiva la diffusione del virus. Difficile dire quando terminerà la campagna vaccinale, secondo alcuni già nell’autunno 2021, mentre altri, come il professor Fabrizio Pregliasco, stimano non prima del 2022. Non mancano poi le polemiche: In un’intervista al quotidiano la Repubblica il professor Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, critica il fatto che i guariti vengano vaccinati al pari di tutti gli altri: ciò  toglierebbe preziose dosi a chi ne ha più bisogno e comporterebbe anche alcuni effetti collaterali, seppur di lieve entità.

Il piano Lombardia – Nella stessa intervista, Galli si è detto ottimista sul piano di vaccinazione di massa della Regione Lombardia. Sabato 6 e domenica 7 febbraio si sono svolti all’ospedale della Fiera di Milano i primi test, cronometro alla mano, sulle tempistiche della vaccinazione di massa. I risultati sembrano essere stati lusinghieri, con il consulente regionale Guido Bertolaso che ha confermato l’obiettivo di vaccinare entro il mese di giugno 6,6 milioni di cittadini lombardi raggiungendo così l’immunità di gregge. Per fare ciò, bisognerà fare 330 iniezioni all’ora, 24 ore al giorno 7 giorni su 7, con quella che sarebbe una campagna senza precedenti. Perché ciò avvenga però, è necessario che le case farmaceutiche rispettino le consegne pattuite e che non emergano problemi con le varianti del virus che si stanno diffondendo.

Il caso Sudafrica – Se la cosiddetta «variante inglese» non sembra intaccare l’efficacia dei vaccini, diverso è il discorso per il ceppo sudafricano. Ha fatto scalpore la scelta del governo di Pretoria di non utilizzare il siero di AstraZeneca, in quanto sarebbe efficace solo per il 20% contro la variante diffusa localmente. Gli studi suggeriscono che anche gli altri vaccini in commercio avrebbero una riduzione di efficacia (anche se molto inferiore rispetto a quella del farmaco anglo-svedese)  contro quella che sembra essere la variante più ostica del Covid-19. L’Italia, che ha puntato molto su AstraZeneca cui si affida per una parte consistente delle fasi 2 e 3, segue con interesse e un po’ di apprensione gli sviluppi, visto anche l’aumento dei casi di varianti inglese e brasiliana sul territorio nazionale. Per quanto riguarda il temuto ceppo sudafricano, sono per ora solo 3 i casi accertati nel nostro Paese.