È la prima norma del suo genere a livello mondiale. Dopo mesi di negoziati e un’intesa di massima raggiunta a inizio mese, il Parlamento e il Consiglio europeo hanno approvato nella notte tra il 20 i il 21 marzo un pacchetto legislativo che introdurrà nuovi limiti alle remunerazioni dei banchieri.

Un tentativo di rispondere alle proteste sociali contro gli eccessi di un mondo creditizio ritenuto responsabile dello sconquasso finanziario. Ma anche un passo per porre fine alla “cultura dell’alto rischio che ha portato al crollo della Lehman Brothers nel 2008?, come ha sottolineato il leader dei Socialisti e Democratici Europei, Hannes Swoboda.

Dal 2015, quando la norma diventerà effettiva, il bonus massimo per i dirigenti bancari non potrà superare il doppio dello stipendio. E saranno gli azionisti a decidere se il banchiere potrà beneficiarne o meno. “Il Parlamento è riuscito a resistere alle pressioni inglesi e non ha consentito cambiamenti ai limiti dei bonus”, ha affermato nella notte Udo Bullmann, parlamentare europeo del partito socialdemocratico tedesco.

Londra sconfitta, dunque. Il timore che si agita negli uffici della City è che l’accordo “possa avere un effetto perverso e minare così la responsabilità nel sistema bancario piuttosto che promuoverla”, aveva detto il ministro delle Finanze britanniche, George Osborne, subito dopo il rinvio del via libera europeo sulla norma ad inizio mese. Secondo il responsabile del Tesoro britannico la norma potrebbe “far lievitare gli stipendi e rendere più difficile tagliare i bonus quando le cose andranno male”.

Ma una concessione agli interessi inglesi c’è stata: la norma, infatti, prevede che un quarto del bonus potrà essere in opzioni od obbligazioni e godere così di uno sconto se versato dopo un periodo di cinque anni. In questo modo, il rapporto di 1 a 2 tra salario e bonus potrà essere rivisto leggermente al rialzo.

La stampa inglese aveva supportato la posizione del ministro Osborne sin dagli inizi: la conseguenza più estrema del provvedimento Ue, sottolineava Nils Pratley sul Guardian, sarebbe la fuga dei manager dalle banche per entrare in settori finanziari meno regolati, come gli hedge fund (fondi speculativi). Non solo. Il provvedimento potrebbe perfino danneggiare gli stessi Paesi dell’Unione europea: i dirigenti delle banche Ue, secondo Michael Schuman di Time, per evitare il rischio dei tagli ai premi si sposterebbero negli istituti di altri Paesi, soprattutto americani o asiatici, lasciando i più “incompetenti” alla guida delle banche del vecchio continente.

Oggi, però, il Financial Times riporta la notizia sottolineando l’isolamento della Gran Bretagna non solo da parte Parlamento, ma anche dalle altre capitali europee.

Stefania Cicco