Fabrizio Corona e Belen Rodriguez, nel 2011, al tempo della loro storia d’amore

«Fabrizio era fissato con i contanti. Non era tranquillo se non aveva nel portafogli almeno 10mila euro; era il signore delle buste». A parlare è Belen Rodriguez, che la mattina dell’11 maggio è stata chiamata a testimoniare nell’ambito del processo a carico di Fabrizio Corona, accusato di intestazione fittizia di beni. Il giorno dopo l’udienza, il Codacons, associazione di difesa dei consumatori, ha annunciato che presenterà un esposto per chiedere spiegazioni sull’utilizzo di carabinieri per scortare la showgirl argentina.
«Eravamo una coppia esplosiva» – Udienza affollatissima nell’aula 1bis della sezione penale del tribunale di Milano. Giornalisti, fotografi e cameraman aspettano Belen Rodriguez fuori dalla sala del processo. L’ex compagno è accusato di intestazione fittizia di beni, per la vicenda dei 2,6 milioni di euro in contanti ritrovati in parte in Austria, in parte nel controsoffitto della sua collaboratrice Francesca Persi, anche lei imputata. La deposizione della 32enne sudamericana serve a ricostruire le vicende personali e lavorative di Corona prima del 2013, anno nel quale è arrivata la condanna in via definitiva per estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali ai danni di personaggi famosi. «Lavorava freneticamente. Si alzava anche alle 6 del mattino, andava in palestra e poi subito in ufficio», ricorda l’ex fidanzata, visibilmente agitata, e aggiunge, «eravamo una coppia esplosiva. Non andavamo mai insieme agli eventi perché guadagnavamo di più presentandoci separati». Dalla testimonianza emerge un uomo ossessionato dai contanti e che «guadagnava tanti soldi, tantissimi», grazie soprattutto alla partecipazione a serate ed eventi. Alla domanda del pubblico ministero se avesse mai visto se l’ex compagno tenesse soldi in casa, Belen spiega: «sicuramente li nascondeva da qualche parte, ma non mi ha mai detto dove». E al legale di Corona che le chiede se l’assistito fosse preoccupato per le sue vicende giudiziarie, racconta: «Aveva tanti attacchi di panico, una volta alle Maldive eravamo su un’isola, abbiamo dovuto chiamare un elicottero per arrivare all’ospedale di Malè, la capitale».

Il Codacons – Il coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori ha annunciato che presenterà un esposto alla Corte dei conti. Chiederanno inoltre spiegazioni al Ministero della difesa per l’utilizzo di quattro carabinieri per scortare Belen Rodriguez fuori dal Tribunale, al termine della sua deposizione. «Dopo i noti fatti di cronaca accaduti anche all’interno del Tribunale di Milano, riteniamo necessario che il personale di giustizia si occupi di garantire la sicurezza di tutti gli avvocati, magistrati e tutti i cittadini che per un motivo o per l’altro si trovano all’interno del Tribunale», si legge nel comunicato stampa. Il Codacons si riferisce probabilmente alla strage del 9 aprile 2015, quando l’immobiliarista Claudio Giardiello riuscì ad entrare nell’edificio con una pistola e uccise tre persone.

La borsa piena di contanti – Tra gli altri testimoni chiave dell’udienza, Antonio Amoruso, ex collaboratore all’agenzia Fenice, gestita da Fabrizio Corona. Amico stretto dell’imputato, è la stessa persona che nel gennaio del 2013 lo aveva aiutato a scappare in Portogallo. Davanti alla Corte, dichiara: «Nel suo guardaroba ho visto una borsa piena di soldi incellofanati. Fabrizio mi ha detto che erano 700mila euro». È accaduto nella primavera del 2012, quando la storia con Belen era finita, alla fine di un periodo in cui Corona era una macchina da soldi, pagato perfino per una colazione al bar. Parla anche il 22enne Matteo Cuppari, imprenditore ed ex collaboratore dell’accusato. Lo aveva avvisato del nuovo arresto da parte della Guardia di finanza: «Ero in un bar in centro a Milano e vicino a me ho sentito quelli che sembravano finanzieri in borghese parlare di Corona. Dicevano che era un buffone, un pagliaccio e che prima o poi qualcuno gliel’avrebbe fatta pagare. Hanno anche parlato di sequestro e arresto». Il testimone avrebbe quindi avvisato il l’ex re dei paparazzi, che a fine deposizione chiede di intervenire: «Non erano in borghese, erano finanzieri in divisa, fra cui anche un ufficiale. Il locale è uno di quelli di proprietà della famiglia Cuppari, per questo il ragazzo si è spaventato e non dice la verità. Quando Matteo è venuto. mi ha raccontato di avergli sentito dire: “finalmente lo prenderemo e butteremo via la chiave”». Il teste in effetti ha ammesso in un secondo momento che il bar dove ha visto i finanzieri era gestito dalla madre. Non è stata l’unica volta nella quale Cuppari ha dovuto correggersi, tanto da costringere il presidente di giuria a riprenderlo: «lei si deve impegnare a dire la verità e a ricordare bene i fatti».

Corona nervoso –  «Signor Corona stia calmo, che l’udienza è appena iniziata. Se partiamo così, non so come arriveremo alla fine». Il presidente della giuria è costretto a richiamare più volte l’imputato, che si agita, parla continuamente con il proprio avvocato e si rivolge ad alta voce ai testimoni. «Lo volete capire che questo è un processo fondato sul pregiudizio?», urla alla fine della sua dichiarazione, sbattendo i pugni sui banchi del tribunale. L’aula assiste a un’esibizione già vista e a tratti sembra simpatizzare con l’accusato, fino ad applaudire quando Antonio Amoruso ironizza sulla durata infinita delle vicende giudiziarie dell’amico.