Gli occhi sono lucidi ma la voce non si spezza. Quella storia Egle Possetti l’avrà raccontata centinaia di volte. Ha il volto accogliente, non ha paura di emozionarsi ed emozionare, non ha paura di comunicare il suo dolore a chi non lo potrà mai comprendere fino in fondo. Sono passati più di quattro anni da quel 14 agosto in cui sua sorella Claudia con i figli e il compagno è precipitata nel vuoto sulla strada verso le vacanze. Il Ponte Morandi è crollato e crollando ha spezzato la vita di quarantatré persone e tra questi anche i famigliari di Egle. «A volte penso che sarebbe stato molto più facile eclissarsi – dice durante un incontro alla scuola di giornalismo Walter Tobagi -, accettare il risarcimento e andare avanti, ma io non sono mai stata capace di stare zitta». Per questo ha deciso di fondare il Comitato Vittime Ponte Morandi, che nasce a Pinerolo, in provincia di Torino, poco dopo la tragedia, perché «a nessuno possa succedere più una cosa del genere».

Battaglie – Nel suo sguardo si legge tutta la forza di chi non ha ancora vinto la guerra, ma ha portato a casa alcune battaglie. Prima fra tutte, la possibilità concessa dal Tribunale di Genova all’associazione di costituirsi parte civile nel processo. Se si esclude il caso particolare della strage nazifascista di Sant’Anna di Stazzema del 1944, è la prima volta che accade. Prima le associazioni costituite dopo le tragedie come stragi e atti terroristici erano sempre state escluse dalle parti civili, per evitare che fiorissero gruppi “di convenienza” interessati soltanto ai benefici. Nel caso del Ponte Morandi il collettivo è stato riconosciuto come comitato per la tutela dei diritti pubblici. «Ci sono famigliari che sono stati quasi costretti ad accettare il risarcimento e, quindi, a non poter partecipare al processo, spesso per provvedere al sostentamento dei figli e della moglie che erano a carico della vittima- racconta Egle -, noi dell’associazione ci battiamo anche per loro, perché tutte le vite delle vittime vengano onorate, perché venga fatta giustizia».

«Noi abbandonati»– L’inaugurazione del nuovo ponte a Genova, il 3 agosto 2021, per l’associazione ha rappresentato l’occasione di far sentire ancora una volta la propria voce. I famigliari delle vittime hanno scelto di non prendere parte alla celebrazione, ma il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella li ha ricevuti in privato. Anche quel giorno, la portavoce del comitato ha parlato per tutti. In un intervento commosso ha chiesto al Presidente di lavorare affinché non si realizzasse la riacquisizione della concessionaria autostradale Autostrade per l’Italia (Aspi) da parte dello Stato. «Aspi è stata ricomprata dallo stato per 9 miliardi di euro, più altrettanto debito societario – racconta Egle -, mentre la cifra che assicurava il ponte è stata destinata ai vecchi proprietari, la famiglia Benetton».
Egle ricorda i primi giorni dopo la tragedia. «Siamo stati abbandonati – dice -, i miei genitori di ottant’anni non hanno ricevuto nemmeno un telegramma, le prime condoglianze sono arrivate a novembre, nessuno, fino ad allora, ci aveva offerto alcun tipo di supporto». La battaglia che sta combattendo oggi il comitato è legata all’approvazione di un disegno di legge che tuteli allo stesso modo le vittime del terrorismo e quelle di “incuria nell’utilizzo delle infrastrutture dello Stato”, come quelle del Ponte Morandi. «Dopo la caduta del Governo Draghi le cose si sono un po’ rallentate, ma adesso siamo a buon punto».