«Sabato (6 aprile ndr) mattina manifesteremo nuovamente in piazza a Torre Maura per sostenere la protesta sacrosanta dei residenti». È questo l’annuncio di CasaPound, tra gli agitatori nei giorni scorsi della violenta rivolta di Torre Maura, a Roma. Martedì 2 aprile centinaia di residenti, sostenuti dai militanti neofascisti, hanno alzato barricate e dato alle fiamme auto e cassonetti per protestare contro l’arrivo di 70 nomadi, tra cui molte donne e bambini, in un centro d’accoglienza comunale nel quartiere. Il Campidoglio, «per restituire tranquillità al quartiere e per tutelare i 33 minori ospiti nella struttura», ha deciso di spostare i nomadi in altre parti di Roma entro la settimana. Oggi, giovedì, è attesa in Procura l’informativa Digos per identificare gli autori delle violenze e procedere per le responsabilità individuali.

«Abbiamo paura dei furti», «Noi non siamo animali» – «Non andremo via da qui fino a quando non sarà stato trasferito l’ultimo rom». Alcuni abitanti del quartiere stazionano ancora davanti al centro d’accoglienza due giorni dopo la protesta e la decisione della sindaca Raggi di spostare i nomadi in altri centri comunali. A sorvegliare la situazione alcune pattuglie delle forze dell’ordine. Affermano di non sentirsi razzisti, ma di avere solo paura di subire furti da parte dei nomadi ospitati nel centro. Addirittura, raccontano, il figlio di una delle manifestanti «non dorme da due giorni per la preoccupazione». Dall’altra parte i nomadi del centro si sentono prigionieri e temono per le loro vite:«Noi cerchiamo di integrarci, io faccio il meccanico e i nostri figli sono nati in Italia. Noi abbiamo paura, i bambini si svegliano continuamente la notte. Ma perché questa gente urla? Perché vogliono ammazzarci?», ha dichiarato ai giornalisti uno dei nomadi attraverso i cancelli del centro.

«Abbassare le tensioni sociali» – «Ci sono tensioni sociali da sgonfiare che vengono dall’una e dall’altra parte e queste si sgonfiano aumentando il benessere dei cittadini», è la ricetta indicata dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi di Maio. Anche se «non giustifico mai chi calpesta il pane e gli atti di violenza», ha detto il vicepremier pentastellato, a suo parere le tensioni fra italiani e stranieri sono portate all’estremo dalle difficoltà economiche in cui vivono molti italiani. Le misure del governo giallo-verde, come il reddito di cittadinanza e quota 100 e forse in futuro il salario minimo orario, sono per Di Maio la strada giusta per abbassare le tensioni «che vengono dall’una e dall’altra parte».

Pd, Nardella: «Errore del Campidoglio» – Il sindaco di Firenze, il democratico Dario Nardella, ha parzialmente compreso il disagio dei residenti. Saluti fascisti e odio razziale sono stati «scene vergognose e mai giustificabili», ha detto il dem, ma «secondo me il Comune non avrebbe dovuto inviare questo gruppo di rom in un quartiere che ha già problemi e tensioni», dando così «l’alibi a queste forze estremiste di usare in modo politico una vicenda sociale e umana molto seria». Il sindaco toscano ha poi chiesto a tutte le istituzioni, governo in primis, di trovare idee e fondi per intervenire con progetti sociali e culturali nelle «periferie polveriera» di tutta Italia, prima di trovarsi per le mani una vera e proprio «guerra tra poveri» di cui Torre Maura è stato forse solo un assaggio.