Sono un milione le partite Iva che dichiarano meno di 15mila euro l’anno, secondo quando dichiarato in commissione Vigilanza anagrafe tributaria da Cristiano Cannarsa, amministratore delegato di Sogei, provider di dati e servizi per il Fisco. Questo significa che il 37% degli autonomi percepisce 1.250 euro lordi al mese: si tratta di un gruppo anche piuttosto eterogeneo che comprende studi legali e notarili, di architettura, ingegneria, attività professionale di consulenza, attività professionali sanitarie e commercio al dettaglio. Questo quadro potrebbe essere composto da due categorie: da una parte, chi evade il fisco e dall’altra chi effettivamente ha dei redditi molto bassi. Si può stimare che circa un terzo di tutte le partite Iva arrivi a segnare spesso un conto in negativo: si tratta soprattutto chi ha attività di fabbricazione o produzione come carta, articoli in gomma, macchine.

L’impegno del governo – Una fotografia nebulosa che ha spinto il governo a cercare di intervenire almeno sul lato evasione, semplificando il sistema fiscale nella speranza che questo spinga le partite Iva a dichiarazioni spontanee più veritiere. Il governo ha approvato nuove norme per il 2024 per il versamento delle tasse dei lavoratori autonomi con partita Iva. Si tratta del cosiddetto concordato preventivo dei tributi e consiste, sostanzialmente, in un patto tra il singolo contribuente e l’Agenzia delle Entrate: quest’ultima proporrà alle partite Iva il quantitativo di tasse da pagare nei successivi due anni, sulla base del reddito dichiarato negli anni precedenti. Un meccanismo che premierà chi aumenta le sue entrate perché arriverà a pagare meno tasse nel secondo anno. In una prima versione del provvedimento, il Governo aveva ipotizzato che questa misura avrebbe portato a un aumento degli introiti per lo Stato di circa 1,8 miliardi di euro.

A chi si rivolge Possono beneficiare del concordato biennale partite Iva e piccole imprese che applichino gli Isa, ovvero degli indici di affidabilità fiscale che vengono espressi come dei voti da 1 a 10 dall’Agenzia delle Entrate. Inizialmente era stato fissato un paletto pari o superiore a 8 punti, limite che identifica le partite Iva come affidabili: secondo i dati forniti dall’ad Cannarsa, si tratta del 45% delle partite Iva. Si è scelto di eliminare questo vincolo, permettendo un netto aumento della platea che può beneficiare del concordato.