«Quando organizzavo io era molto meglio». Questo è il commento di un ex militante del Partito Comunista presente alla cena di coalizione di Pierfrancesco Majorino a Cinisello Balsamo, comune di poco più di 70 mila abitanti a nord di Milano dove venerdì 27 gennaio si è fermato il tour elettorale del candidato del centrosinistra alle elezioni regionali della Lombardia. Da programma la presenza del candidato sarebbe dovuta durare un’ora, dalle 20.30 alle 21.30. Ma la star della serata è arrivata in ritardo e non solo non si è fermata a mangiare ma, dopo un fugace discorso di dieci minuti, dove ha sostenuto che la corsa per la presidenza si gioca tra lui e Attilio Fontana, e un giro per i tavoli a salutare le persone, è svanita per un non meglio precisato impegno non segnato sulla sua agenda elettorale.
Il salone – il luogo scelto per l’evento era il salone Matteotti gestito dall’associazione Auser, la quale organizza “attività e servizi prevalentemente rivolti agli anziani ma attenta a tutte le età”. La cena di venerdì ha trovato uno spazio in mezzo tra il burraco del giovedì sera e le serate danzati del sabato.
La sala si presentava con i classici tavoloni da sagra in prima piano, mentre in fondo c’erano dei piccoli tavoli circolari per poche persone. Apparecchiatura minimal, tovaglia di carta, vino rosso e acqua completavano la mise en place. Ai lati della sala, appese in alto, le bandiere dei partiti della coalizione: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Sinistra italiana/Verdi.
Il salone inizia a riempirsi verso le 20, si versa la quota di 16 euro e ci si può sedere dove si vuole. È presente anche una Tv che trasmette il “big match” Bologna-Spezia. Al triplice fischio si cambia canale per vedere Majorino a Rainews24, col volume al minimo.
Quando tutti si sono accomodati, quasi duecento persone, si può notare meglio la platea che attende Majorino: quasi tutti sopra i cinquant’anni, vecchi elettori della sinistra di Cinisello Balsamo, città che, come Sesto San Giovanni, era considerata una roccaforte del Pci e che dal 2018 è passata al centro destra. Gli unici giovani sono quelli del gruppo “Giovani democratici del NordMilano”.
La cena – Alle 20.30 arriva il cibo. Lasagne scotte in piatti di plastica, condite al ragù, con buona pace degli alleati Verdi che sostengono la coalizione.
Mentre stanno ancora servendo la prima portata, inizia il discorso di Majorino.
Il candidato per il Centrosinistra, dopo aver ringraziato i volontari e ricordato di portare una lasagna a un commensale, dice a Fontana e ai suoi candidati di avere la «faccia di tolla» perché hanno il coraggio di criticarli dopo i disastri che hanno fatto nella sanità lombarda: dalla lunghezza delle liste d’attesa ai tanti fondi dati al privato. La necessità per Majorino è di ricostruire il sistema sanitario. Un’altra accusa lanciata dal palco verso il centrodestra riguarda la gestione dei fondi europei: «Questi parlano tanto di eccellenza lombarda, ma non hanno fatto niente per utilizzare al meglio i fondi europei del PNRR». Non manca, alla fine dell’intervento, la stoccata a Letizia Moratti: «Siamo certi che arriverà terza. Diciamolo ai nostri amici del Terzo Polo». «Amici quelli del terzo polo?, ma cosa dici?» è la replica di un signore. «Non siamo qui per partecipare. Siamo qui per vincere e cambiare. I lombardi non meritano ancora 5 anni di Fontana, Gallera e del sorrisino di Matteo Salvini».
Un discorso durato appena dieci minuti. Al termine, il candidato gira tra i tavoli, mentre viene servito il secondo piatto: patate al forno con una fetta di arrosto. «Ci vorrebbe un po’ di musica», commenta un commensale mentre si versa il vino. Ma questo non è il problema più grande: «Sono venuta qui solo per il dolce io» dice sconsolata una signora quando alle 22 capisce che non è previsto il dessert e nemmeno il caffè. La gente inizia a tornare a casa.
Uno da “Ztl” – «Ha la r di Corso Vittorio Emanuele, Piazza della Scala, quell’area lì», dice un signore di 75 anni ex giornalista e militante PCI. Ripreso dalla moglie si giustifica dicendo: «Non è una critica. È una constatazione. È da Ztl».
Pier, come viene chiamato lì, parla per dieci minuti sostenendo che non si è mai registrato un distacco così breve tra lui e Fontana. «Ma adesso è così breve?” chiede una signora. «Beh, 10 punti” replica un altro. Alle 22.30 la sala si è già svuotata. Restano solo i giovani del Pd, con il candidato ventiseienne Paolo Romano, a farsi qualche foto sul palco e alcuni volontari che sistemano la sala, travasando il vino avanzato in bottiglie per non sprecarlo.
I candidati – Quasi verso la fine del secondo, quando in tv va in onda “Binario 21” con Fabio Fazio e la senatrice Liliana Segre, salgono sul palco i candidati alla giunta regionale presenti alla cena. I politici vengono presentati divisi in gruppo: prima quelli del PD con sei rappresentati, poi i tre dei Cinque Stelle e infine i Verdi, con il loro unico candidato.
I discorsi sono poco ascoltati dalla folla, intenta a mangiare e a bere vino. Ogni coalizione è accolta con un debole applauso, tranne quello dei Verdi: il suo discorso non è proprio ascoltato e si sente qualche battito di mani solo quando la folla si accorge che sta scendendo dal palco.