Dopo l’incontro di ieri avvenuto a Palazzo Chigi tra le forze di governo, la manovra tornerà domani in commissione Bilancio al Senato. Lo hanno stabilito i capigruppo della commissione al termine della riunione: la convocazione è prevista domani alle 17. Il testo della Legge potrebbe arrivare in Aula giovedì o venerdì, ma c’è tensione tra i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Tempi stretti – Conte ha richiesto modifiche al testo della manovra per evitare le sanzioni dell’Unione Europea: la legge di Bilancio potrebbe quindi subire un taglio di alcuni emendamenti proposti al suo interno. Una riorganizzazione del pacchetto è un’ipotesi reale dovuta ai tempi stretti necessari a far approvare la manovra. «Mi auguro che siano meno di 30 emendamenti – ha dichiarato a ridosso del vertice il viceministro dell’economia Massimo Garavaglia – È ragionevole che il testo arrivi al Senato venerdì e ci auguriamo di essere pronti per domani per presentare tutto quello che serve per lavorare in commissione in maniera ordinata».
Il vertice – Ieri sera a Palazzo Chigi c’è stata una riunione dalle 21 all’una di notte tra i capigruppo che compongono la commissione Bilancio. Prima del vertice allargato si sono riuniti in una stanza il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Successivamente, si sono aggiunti anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria, il ministro Riccardo Fraccaro e i viceministri al Mef Laura Castelli e Massimo Garavaglia. Sul tavolo della discussione i nodi che da mesi tengono sotto tensione l’alleanza di governo tra Lega e Movimento Cinque Stelle riguardo i tagli da applicare alla manovra. Conte è riuscito a far stringere un accordo tra le due parti sull’ecotassa, con ecobonus fino a 6mila euro per chi acquista auto ibride o elettriche e regime di imposta per auto di lusso e Suv che andrà a finanziare la metropolitana e la manutenzione stradale di Roma. Tra i punti dell’accordo, inoltre, il M5S ottiene anche l’approvazione per tagli ai premi Inail (600milioni) e la riduzione fino al 40% delle pensioni d’oro, mentre la Lega raggiunge l’innalzamento per i sindaci della soglia degli appalti diretti da 40mila a 600mila euro. Eliminato il bonus cultura, che non si applicherà più per concerti e cinema.
I nodi – La questione delle coperture per arrivare a quel 2,04% che eviterebbe le sanzioni dell’Unione Europea resta aperta. Sia Salvini che Di Maio, infatti, rimangono fermi sulle loro posizioni riguardo le due “bandiere” dei rispettivi partiti: quota 100 e reddito di cittadinanza. La mancanza di un punto di incontro tra i due allontana il governo dal raggiungimento dall’obiettivo dei due punti percentuali di deficit utili all’approvazione della Legge. Nonostante questo, da Palazzo Chigi fanno sapere che «le coperture ci sono». Per soddisfare le richieste dell’Ue servono tra i 3 e i 4,5 miliardi, cifra che Conte si è impegnato a far quadrare dopo gli incontri della settimana scorsa avvenuti a Bruxelles con Juncker. Il premier ha chiesto un ulteriore taglio di 1,5 miliardi per ognuna delle due misure di M5S e Lega, ricevendo un no secco sia da Di Maio che da Salvini che non vogliono andare oltre i 2 miliardi di modifiche. La posizione dei due vicepremier inasprisce i rapporti con l’ala moderata interna al governo rappresentata dal ministro del Tesoro Tria e dallo stesso Conte che, secondo alcune voci rimbalzate sul finire del summit, avrebbe messo sul tavolo il suo incarico in caso di apertura del procedimento di infrazione da parte dell’Europa. Ma fonti leghiste smentiscono ogni discrepanza tra le parti parlando di «accordo totale» sui contenuti della manovra.