Tregua Israele-Hamas: l’Onu ci riprova, via libera di Usa e Cina

Reale ipotesi o miraggio? L’ennesima possibilità di una tregua tra Israele e Hamas verrà discussa lunedì 25 marzo dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. L’ultimo, fallimentare, tentativo di raggiungere un cessate il fuoco è stato quello di venerdì 21 marzo, bloccato dal veto di Russia e Cina.
La nuova bozza di risoluzione prevede una tregua immediata per il mese sacro musulmano del Ramadan, «che porti a un cessate il fuoco permanente e sostenibile». Chiede inoltre «il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi» e la «rimozione di tutti gli ostacoli alla fornitura di assistenza umanitaria». Questa versione del testo è stata presentata da alcuni membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza, tra cui Algeria, Malta, Mozambico, Guyana, Slovenia, Sierra Leone, Svizzera ed Ecuador, in collaborazione con gli Stati Uniti. Si tratta di una nuova bozza per evitare il veto, come nel caso del testo precedente, bloccato da Russia e Cina. Questa volta, Pechino si è già detta favorevole. «La Cina sostiene questo progetto di risoluzione e loda l’Algeria e gli altri Paesi arabi per il loro duro lavoro in questo senso», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian. «Speriamo che il Consiglio di Sicurezza lo approvi il prima possibile e invii un segnale forte per la cessazione delle ostilità», ha aggiunto.

Le voci delle parti – Alti funzionari di Hamas hanno affermato che la possibilità di raggiungere un accordo sulla liberazione degli ostaggi non è così vicina come Israele starebbe cercando di far credere. Dal canto suo, il presidente Benjamin Netanyahu continua a insistere sul piano di entrare a Rafah: «Il male assoluto non può essere sconfitto lasciandolo a Rafah», ha dichiarato. Ma l’attacco trova molti oppositori, primi fra tuttio gli Stati Uniti. Sarebbe «un errore enorme qualsiasi importante operazione militare israeliana», ha dichiarato a giornakle spagnolo Abc la vice presidente Usa Kamala Harris, aggiungendo di non escludere conseguenze da parte di Washington se le truppe israeliane dovessero entrare nella città più meridionale della Striscia. Dal canto suo, l’ex presidente Donald Trump ha dichiarato: «Solamente un pazzo o un idiota non avrebbe risposto al 7 ottobre come ha fatto Israele». Lo ha detto in un’intervista esclusiva a Israel ha-Yom. Il giornalista che ha intervistato Trump, Ariel Kahana ha anticipato che a partire dalle ore 16 (le 15 in Italia) di lunedì 25 marzo il sito di Israel ha-Yom diffonderà «titoli, alcuni dei quali molto drammatici» relativi al colloquio. 

La situazione sul campo – Accanto alla diplomazia continuano i combattimenti. Gli ultimi aggiornamenti riguardano la morte di 21 persone in un attacco aereo israeliano su un condominio nel centro di Gaza. La situazione resta tesa anche in Cisgiordania, dove sono scoppiati scontri tra le truppe israeliane e la popolazione locale, mentre l’esercito continua ad effettuare raid e arresti in diverse aree del territorio. Cresce inoltre la preoccupazione per gli aiuti umanitari. Israele ha vietato all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa) di consegnare aiuti umanitari nel nord di Gaza, l’area dell’enclave palestinese maggiormente minacciata dalla fame, dopo mesi di operazioni militari israeliane nella Striscia.

Speciali